Lo
Straniero
A
cura di Ivan Fassio e Marco Memeo
Fabrizio
Bonci, Sarah Bowyer, Jean-Paul Charles, Roberta Corregia, Carlo
D'Oria, Enzo Gagliardino, Giovanna “Giogia” Giachetti, Paolo
“JINS©”
Gillone, Carlo Gloria, Marco Memeo, Riccarda Montenero, Marco Seveso,
Gosia Turzeniecka
Da
Venerdì 27 a Domenica 29 Settembre 2013
Inaugurazione
Venerdì 27 Settembre, ore 18:00
Spazio
Vinci
Piazzetta
Leonardo da Vinci, Asti
Nell'ambito
di SLAFF “Social Lab Film Festival”, la mostra collettiva Lo
Straniero indaga il rapporto delle arti figurative contemporanee –
pittura, scultura, fotografia –, della video art e del documentario
sociale con le tematiche dell'estraneità, della diversità e della
migrazione. Ad Asti, dal 27 al 29 Settembre 2013...
Da
un prospettiva processuale ed esperienziale, le arti non
rappresentano più una giurisdizione esclusiva della bella apparenza,
bensì una forma di accrescimento del sensibile, un dominio della
sperimentazione percettiva. Ci interrogano e si interrogano. Ci
insegnano a vedere, udire e sentire diversamente, tramite un
linguaggio tanto innovativo quanto originario e autentico. Il loro
discorso custodisce una grammatica che non deve soltanto essere
studiata e interpretata, ma che vuole essere parlata, divulgata,
trasmessa, professata. In questo senso, lo sfaccettato ambito di
significazione di un'opera d'arte è un luogo aurorale, un insieme di
azioni sempre in statu
nascendi,
nella continua interazione dell'opera con lo spettatore: il pubblico,
l'altro. Proprio questa alterità garantisce la rinnovabile
possibilità di costante crescita, ricerca, presa di coscienza.
Ogni
fenomeno interpretabile si pone inesorabilmente sotto forma di
esigenza che procede dall'incontro e dal confronto. L'azione
costruttiva dell'estraneità, tuttavia, si mostra soltanto
indirettamente, attraverso le domande. La conseguente risposta
dell'arte non è né arbitraria, né obbligata – è inevitabile.
Come se si trattasse di un'intrinseca categoria che ne assicura la
validità, essa non può non presentarsi. L'alone di perenne
produzione di senso si sviluppa a partire dal riscontro che essa dà
oppure rifiuta, in un dialogo continuo con la diversità che le si
avvicina. Estranea a se stessa, opaca e carica di inesauribili
facoltà – in quanto massima espressione del dialogo e della
condivisione –, ogni pratica estetica si trasforma e ci trasforma
in apparati di reazione, in meccanismi di elaborazione, in ingranaggi
decifranti. Ognuno di noi, straniero di fronte all'incommensurabilità
delle interpretazioni, comprende al massimo grado la propria
condizione di migrante, di pellegrino della conoscenza, di
clandestino all'interno di un sistema che svela a poco a poco,
sotterraneamente o progressivamente, le proprie dinamiche interne e
potenzialità relazionali. Siamo noi gli stranieri che si aggirano,
incuriositi, di fronte a un paesaggio mai visto, che soffiano su
volumi impolverati tra gli scaffali di una biblioteca, che ricopiano
il codice ereditato, che tramandano una storia mai uguale a se
stessa...
Ivan
Fassio
Carlo Gloria |
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