sabato 1 aprile 2017

L'Atelier Sospeso


L'Atelier Sospeso
a cura di Ivan Fassio

Benedetto Bonaffini, Elisa Camurati, Vanessa Depetris, Romina Di Forti,
Cecilia Gattullo, Tiziana Inversi, Alessandra Nunziante, Beatrice Sacco

Inaugurazione giovedì 30 marzo dalle 18.00
presso Il Circolo Virtuoso
via San Secondo, 66 – 10128 Torino
fino al 13 aprile 2017 – dal martedì al sabato 16,30 – 22,00
info: ivan.fassio@gmail.com - 33822706563

Beatrice Sacco, Lost and Wasted, per L'Atelier Sospeso
Cecilia Gattullo
Un dittico segna, ai nostri giorni, una scissione: non è più pala d'altare, né tavola per iscrivere qualche memorabile celebrazione. Ecco l'uomo ritornato al vortice ciclico, inevitabile, della creazione. Il romantico tormento reso da ventosa perturbazione, tempesta scrosciante sulla selva, sulla tela, sull'arruffato prato. La ruota d'un occhio chiuso segna le macchie del solco strozzato. Giù nella stretta della vista, tesa ogni palpebra dei sensi ormai spossati, la presa d'aria è serrata in bianco e nero. Resta rosso il pulsare, sotto, dell'arteria.

Benedetto Bonaffini
La collettività generalmente esprime, nelle proprie strutture, tutta la malinconia del tramonto. L'occidente, vago eppur tremendo. Talvolta, invece, emergono, dall'urbano scenario, i colori chiari dell'alba, per candido abbandono; i profumi della sera, ché gli abitanti cittadini rimpiangono le distese di lavanda degli atavici giardini; la notte blu, dove un balcone acceso reclama l'assenza d'un amore. Su pannelli, fogli, manifesti, si riversano, nel pubblico spazio dedicato, le emozioni delicate di ogni senso, intime private, come un cemento rigettate: tiepido.

Beatrice Sacco
Comporre, infine, un libro della storia, chiudendolo per sempre. Ecco la scrittura fisica incisa, bifronte. L'impronta ed il rilievo, in negativo, dove non riconoscere l'autore, ma il polso, la mano di un agente scisso, interrotto talvolta per comando superiore, frantumato in ascesa discesa ad inferi, ai cieli chiari. Lui-lei, sul triclinio adagiati per l'eterno, in dorata assuefazione dipendenza. In altri luoghi, dell'anima e del mondo, un demiurgo ordina i caratteri del viso, magia della matrice che rimane stretta, resta in ombra, nel destino si modella.

Alessandra Nunziante
Il volo è forza e velocità. Per la partenza, per la sostanza, la durata e capacità. La musica, al di là della composizione, esprime, allo stesso modo, un percorso, una strada – mai univoco oggetto, né monologo – dove energie sotterranee, subacquee, contemporanee, emergono con un'urgenza elettrica, per innovazione tecnologica, socio-relazionale, utilitaristica. Evoluzione compie rivoluzione da sempre industriale operosa. Il risultato si concretizza come perla, diamante, gioiello. Mongolfiera e dirigibile, sommergibile e silurante si equivalgono, nella costantemente nuova armonia dettata dall'umano. Un tempo, erano scale per scendere e salire, legno per galleggiare, cielo stellato da sognare quale infinito modello.




Tiziana Inversi
Un sentiero si spinge sempre oltre, al di là di ogni volontà dei viaggiatori. È la storia del linguaggio, che ci sopraffà. Nomadi per destino e passeggeri, imbocchiamo quella via, anche se la sappiamo infinita, per intuizione, per definizione, per sentito dire. Talvolta, ci correggiamo, ormai dipendenti o sconfitti dalle consuetudini. Un ritocco può dare un tono di calore al nostro panorama. Infine, dipingiamo la traccia che, di volta in volta, lasciamo su un paesaggio sterminato. Il passo che ritraiamo per vederci chiaro, per aggiungere punti e strutture, legna al nostro fuoco, alla mira: prospettiva e risoluzione.

Romina Di Forti
La bocca, non soltanto, ci dichiara. Espressione nitida è definitiva conseguenza di grammatiche e, ancora, di sintassi. Ecco formarsi il linguaggio, in costruzione naturale, da saliva gusto urgenza aiuto fauci. La cifra da deglutire sono le spine del roveto che si affaccia, insidioso, al nostro sguardo. L'occhio vuole la sua parte, curioso viziato e possessivo, infante. Contemporaneamente, il tatto indugia su una superficie che tanto amalgama, e la luce ci lascia un sentore che taglia tutti i sensi, fin giù all'olfatto. Un petalo a segnalibro della lettura dell'universo tutto, tondo, per la vista nuova, a memoria della mente.

Vanessa Depetris
Si lava, si asciuga e si cicatrizza la ferita. A strati, la benda attivamente si identifica come protesi del verbo, di variabilità linguistica celata – del cambiamento, infine. Si stende, si arrotola, talvolta si mummifica, la vita. È il tempo che ci impone una verifica, a posteriori, dell'esito espressivo. Siamo certo forti, dalla nostra, di poter sfruttare ogni vettore di energia, farci trasportare: nell'esperimento, nell'osservazione; nella trita, finanche, quotidianità. L'opera è finita quando si concreta e passa, nell'ambito dei secoli, per l'utilità che sia. Il suo alone vola tra i mortali. È a metà, da sempre, questo quadro, quando costruiamo. Noi, umani, battezziamo: il resto è storia.

Elisa Camurati
Poeticamente l'universo si de-finisce, seguendo modalità linguistiche di sospensione, stimolo e gestazione, lenta sedimentazione. Così accediamo alla conoscenza tramite un gioco di frammenti, ricomponendo lo specchio rotto della nostra identità. Tutto è qui, risoluto sempre e immediatamente a sprazzi brevi, fulmini che abbattono le colonne dell'abitudine, dove a uno spazio corrisponde un tempo chiaro, puntuale. Le foglie leggiadre, della finzione corinzia, fioriscono intorno al vaso che contiene tale sofferenza, questo dolore: frequenza metrica di sensazioni quasi esatte. Noi non siamo.


sabato 11 marzo 2017

Il Segno è Tratto al Doctor Sax

Il Segno è Tratto

Incontro/Confronto tra Disegnatori, Illustratori, Artisti e Professionisti del Bozzetto e dello Schizzo


a cura di Amalia de Bernardis e Ivan Fassio
Doctor Sax
Murazzi Lato Sx - Torino
lunedì 13 e martedì 14 marzo 2017 – 19.00/22.00
Martedì 14 marzo dalle 20,30 FILTR-AZIONI
azione poetico-musicale di Andrea Cavallo e Ivan Fassio

Elisa Camurati, Mara Chemini, Solido Collettivo, Chiara De Cillis,
Vanessa Depetris, Flavio Fassio, Rossella Ferrero, Cecilia Gattullo, Tiziana Inversi,
Enrica Merlo, Alessandra Nunziante, Ester Pairona, Beatrice Sacco,
Egle Scroppo, Dayana Stano, Angelica Vanni

Senza vederci
Alla memoria
Ci affidiamo dei segni.
Che ogni sogno
Sia un tracciato,
Un solco al tatto,
Che l’esistenza
Si sfianchi
E sconfini in altri piani,
Che ordini la pagina
Un’azione, ancora,
Prima di sbiancare.

i.f.

Segno e disegno. Non soltanto una tecnica artistica, ma una modalità di comunicazione, vera e propria categoria espressiva radicata all'origine della nostra percezione, del nostro rapporto con gli altri, della nostra necessità di incidere, ricordare, lasciare traccia, testimoniare.
Il 13 e 14 marzo 2017, al Doctor Sax, storico locale sul lato sinistro dei Murazzi di Torino, dove già negli anni Settanta la fucina dell'avanguardia musicale e visiva torinese elaborava commistioni e provocazioni, arriva Il Segno è Tratto, libera esposizione di opere di artisti, illustratori e designer, per un'elaborazione di un grande disegno collettivo nella Torino underground. Qui, dove le correnti sotterranee e i gruppi votati alla sperimentazione preparavano la loro ascesa sulla scena indipendente nazionale e internazionale, la mostra Il Segno è Tratto vuole far rivivere lo spirito dell'incontro, la possibilità di inedite collaborazioni, la tensione multidisciplinare che anima immagine, esposizione contemporanea, teatro, poesia, suono. Una grande rappresentazione grafica di gruppo e, allo stesso tempo, un tratto comune da percorrere in libertà: per ripetersi, modificati dal confronto, nello stesso luogo e in altri momenti e situazioni. Per tessere e fissare la trama del futuro!
Un'installazione a muro con opere di sedici artisti di diverso stile e provenienza, per un allestimento polifonico che sarà protagonista e, contemporaneamente, scenario la sera di martedì 14 marzo a partire dalle 20,30, dell'evento poetico FILTR-AZIONI. Serge Gainsbourg re-citato dal vivo con Andrea Cavallo (piano) e Ivan Fassio (testi e voce).
A poco più di venticinque anni dalla sua somparsa, Serge Gainsbourg rimane il simbolo di un'esistenza in cui vita e arte si confondono, amalgamandosi. Gainsbourg elevò la provocazione a cifra della propria intera produzione artistica, spingendola fino alle estreme conseguenze: "Je connais mes limites. C'est pourquoi je vais au-delà", diceva.
Ivan Fassio e Andrea Cavallo ricostruiscono la figura di questo artista incredibile attraverso la sua musica e le sue parole, per regalarci il ritratto di uno degli uomini più controversi, affascinanti e incisivi del nostro tempo.

Ivan Fassio




sabato 4 marzo 2017

IL TEMPO. La Meta e la Misura

Il Tempo
La Meta e la Misura

a cura di Amalia de Bernardis + Ivan Fassio
con il Patrocinio della Città di Torino

Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo
via Giovanni Giolitti, 44
Torino

Inaugurazione giovedì 9 marzo 2017 dalle 19.00
fino al 29 marzo
dal lunedì al mercoledì 18,30 – 20,30
dal giovedì alla domenica 11,00 – 13,00

Esposizione contemporanea di
Silvia Beccaria, Elisa Camurati, Vanessa Depetris, Cecilia Gattullo,
Paolo Grinza, Alex Kova, Caterina Luciano, Andrea Massarelli,
Tonino Mosconi, Flavio Ullucci, Francesca Vignale
Catalogo Raineri Vivaldelli Editore

Durante l'inaugurazione, “Ritrosia. Poesie a Ritroso” di Ivan Fassio, lettura attiva per scala, asse, fotocopie, nastro adesivo, rotolo e residuo

La conoscenza si conquista nel tempo, secondo un insieme di modalità indefinibili con una precisa teorizzazione: si tratta di un pozzo di possibilità imperscrutabili. Il luogo è oscuro, tenebroso, oppure di fascino. Dove e come non importa più, in questo fiume scintillante, agghiacciante, minaccioso, pieno. È sera è mattina, insieme, per il giorno fantastico, cuore.
Chiudi gli occhi, addormenta più forte il torpore, schiaccia una miriade di stelle sotto le palpebre. Sono i sensi che iniziano il sogno, quel viaggio ritorno ed andata, per la stazione di sempre, a breve durata. Luci filanti aggrappate al grande esperito, miracolosamente passato, convesso. È il patto che redigi con gli altri che spinge, istintivamente, la parte più ascosa di te ad impegnarsi alla vista, coi tramiti giusti. Intanto, il silenzio rosicchia uno stipite.
L'arte è così: si parla con sé, mano a mano, in soliloquio fittizio, seguendo una prassi, una legge non scritta che dice ad ognuno: “È notte, ci amiamo!”

L'esistenza non è soltanto un mistero. C'è un linguaggio celato in ogni strato, in ogni frangente. Questi alfabeti noi frequentiamo. Se siamo disciplinati, li assimiliamo. Allora, possiamo dedurre delle regole ricorrenti: biologiche e logiche, sociali e comportamentali, espressive e creative, comunicative tutte. Se talentuosi, impariamo ad amalgamare. In questo modo, l'opera è un ingranaggio che gira e che si sorregge: funziona, serve, unge, si presta.
L'acquisizione di stile è un atto retorico? La risposta sta nella domanda, punto interrogativo compreso. Segno, invito, distacco. Non confondiamoci: pratichiamo questo quesito nella sospensione di una vita temporale, nella curva dell'evento, setacciando stendendo plasmando con spirito di cercatori d'oro ed alchimisti. L'intervallo ha rilasciato il proprio alone: l'incedere è più cauto, ormai, a sapere che si può rivivere l'intera traversata di passaggio. Avere ricreato la pasta dell'arte attraverso un nuovo macchinario: pachiderma e corazza, insieme, telaio ed arazzo. Attendiamo e non aspettiamo il ritorno d'un uguale lavorìo, costante o momentaneo. Il risultato è questo ricordo di sé, rievocazione: parte indispensabile al cambiamento, carburante e dispositivo, nel medesimo tempo, della trasformazione.


Ivan Fassio


venerdì 3 marzo 2017

Opporre Opposizione



Induzione Teorico-Creativa di Ivan Fassio
per l'operazione visiva di Elisa Camurati, Chiara De Cillis, 
Davide Galipò, Enrica Merlo, Renata Bolognesi,
per lo spazio di Cecilia Gattullo e Piera Romeo


La fotografia ci obbliga a riprenderci, per riconoscerci, anche se ritagliata da un giornale, per quotidiana opposizione allo scorrimento logico, imposto necessario, in comoda abitudine: così ci lega al nostro io, cauta libertà. Di noi rimane appena, tuttavia, il ritratto sbiadito, mal incorniciato, in sospensione lenta, temporale. Ammaccati, siamo costretti a disfarci delle figure, a stare fermi, in precarietà, a rimuginare.

La ricerca intellettuale per l'estetica novità ci acceca di fronte all'intrinseca bellezza, quale atto di viltà: creatività, sentimento, verità? Occorre scegliere una via e raccogliere la forza. Poi, colmi di energie, potremo dire. L'autore e il lettore sono ormai legati da un'incomprensione giocosa, che non dà vertigine soltanto se ci si lascia abbandonare: ciò che ci legge e ci scrive è il tassello mancante: la pura sostanza, la preziosa inanità.

Una musica soddisfa un'esigenza, talvolta. E il desiderio genera i sogni, le azioni e i bisogni, necessità dipendenza. Per questo, è nato lo spartito, in quanto spirito segnico, senso grafico verso esecuzione, quasi alchemica trasformazione in progresso e a ritroso. Limite verbale, infine, per germogliazione di capacità, talento, irraggiungibile perfezione.

La produzione di significato ci fa capire che la scelta è una scheggia di mina utile a ferire ed uccidere altri dai caduti sul campo. Fuori da noi, la battaglia è un prato di erica. Si ride così - lo slancio rinnovano - di guerra come di un fiore, tra gli steli delle parole, sostegno dei petali: capriole sul prato.

Il potere delle coincidenze risulta e risalta dall'isteria collettiva che, volenti, rispecchiamo e, nolenti, riassorbiamo e rigettiamo. Cammineremmo a testa in giù, sul soffitto della rimessa in cui viviamo, pur di guarire dalla malattia. E l'indomani sapremmo ripartire con un misto di sorpresa e di terrore. I poeti sono spaventati, provando un tale movimento sussultorio. Scrollati dai ponti delle idee, affacciati alle balaustre del terremoto. Tenendo duro, restano, nella peggiore delle ipotesi, in quanto tramiti della tensione, i fili che depositano al sicuro la corrente: crasi minima evidente.

Un giorno la produzione supererà di gran lunga ogni necessità e l'uomo ne avrà abbastanza: s'accorgerà della vita, che lui stesso aveva scordato quando l'incubo del lavoro l'aveva soggiogato, assuefatto. Allora, l'arte sarà esistenza e niente di più – fare, disfare per nascere, crescere, amare, morire.
Le curve son lunghe. La Storia è una strada? Portiamo con noi una manciata d'immagini, originali, stampate, copiate, dattiloscritte, tirate in illimitata probabilità. Spendiamole bene per l'ultima volta. Non piangiamo, abbracciamoci, ché tanto son rose: di tutti i colori.



Ivan Fassio


domenica 5 febbraio 2017

Le Età
Il Sonno della Materia

a cura di Amalia de Bernardis + Ivan Fassio

con il Patrocinio della Città di Torino

Inaugurazione domenica 5 febbraio dalle 18,30
fino al 26 febbraio: mar.-ven. 18.30-20.30 / sab.-dom. 17.00-20.30
Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo
Via Giovanni Giolitti, 44
Torino

Silvia Beccaria, Vadis Bertaglia, Andrea Chidichimo, Vanessa Depetris, Luciano Gaglio, Veronica La Greca, Andrea Massarelli, Ester Pairona, Cosimo Savina, Silvia Vaula

Catalogo Raineri Vivaldelli Editore

Scultura, pittura, fotografia, installazioni, tecniche miste per una riflessione sulle età dell'uomo, sull'evanescenza e corporeità della materia, sulla ciclicità di corsi e ricorsi.
Testi dedicati ad ogni artista ed all'allestimento saranno sviluppati in itinere.


Oh, le mie scritture ingranate
Nel circolo delle creature!
Simili a luce, ma eterne,
Si svelano a tutti, donate,
Perché tu possa vederle.

Due poteri ci abbattono, due Soli: la creazione e la libertà. La domanda è un'illuminazione, dove germoglia perpetua un'alba doppia, ugualmente caricata ai poli, calamitata calamità. Se per tremore guardiamo in alto, una risposta sta sugli alberi, quali creature vicine alla perfezione. Al di là delle strutture del labirinto, necessità comunitarie, perplessità di trama, la soluzione dell'artista è, talvolta, il volo. Volontà di scavalcare, cecità consumata, peccato originale. Certo, si deve essere cauti, quel tanto che ci basta e per quanto sempre occorre, ché l'unicità è azione possibile e dovuta. Qui, la pratica è messaggio, mai più stile, bensì passaggio.

Io, come te, ho visto le mete allontanarsi, cedere un passo al secondo nell'allarme dell'esistenza: scogliere del cielo dove ogni istante s'infrange. Tutte le stelle ho ascoltato spegnersi, soffocate su solai ammantati di fieno. L'incendio sciogliersi e la morte rivivere, la fame infinita. Certo, occorre stare così, tanto giovani, perché le nostre braccia non trascinino mai più un'immagine cara. Forse, da qui passa soltanto, di nuovo ed ancora, la sicura eternità dell'umano. Saperlo è esserci, almeno, per quell'attimo cavo: una vita ci basta.

Poi, con la barca a remi
E quella a vela,
L'uomo cominciò a cucire
Le parole sulla Terra,
Scoprendo l'uso della tela.
Per me, che non so nuotare,
Questa Storia è proprio bella.



Ivan Fassio + Amalia de Bernardis