Induzione
Teorico-Creativa di Ivan Fassio
per
l'operazione visiva di Elisa Camurati, Chiara De Cillis,
Davide Galipò, Enrica Merlo, Renata Bolognesi,
Davide Galipò, Enrica Merlo, Renata Bolognesi,
per
lo spazio di Cecilia Gattullo e Piera Romeo
La fotografia ci obbliga
a riprenderci, per riconoscerci, anche se ritagliata da un giornale,
per quotidiana opposizione allo scorrimento logico, imposto
necessario, in comoda abitudine: così ci lega al nostro io, cauta
libertà. Di noi rimane appena, tuttavia, il ritratto sbiadito, mal
incorniciato, in sospensione lenta, temporale. Ammaccati, siamo
costretti a disfarci delle figure, a stare fermi, in precarietà, a
rimuginare.
La ricerca intellettuale
per l'estetica novità ci acceca di fronte all'intrinseca bellezza,
quale atto di viltà: creatività, sentimento, verità? Occorre
scegliere una via e raccogliere la forza. Poi, colmi di energie,
potremo dire. L'autore e il lettore sono ormai legati da
un'incomprensione giocosa, che non dà vertigine soltanto se ci si
lascia abbandonare: ciò che ci legge e ci scrive è il tassello
mancante: la pura sostanza, la preziosa inanità.
Una musica soddisfa
un'esigenza, talvolta. E il desiderio genera i sogni, le azioni e i
bisogni, necessità dipendenza. Per questo, è nato lo spartito, in
quanto spirito segnico, senso grafico verso esecuzione, quasi
alchemica trasformazione in progresso e a ritroso. Limite verbale,
infine, per germogliazione di capacità, talento, irraggiungibile
perfezione.
La produzione di
significato ci fa capire che la scelta è una scheggia di mina utile
a ferire ed uccidere altri dai caduti sul campo. Fuori da noi, la
battaglia è un prato di erica. Si ride così - lo slancio rinnovano
- di guerra come di un fiore, tra gli steli delle parole, sostegno
dei petali: capriole sul prato.
Il potere delle
coincidenze risulta e risalta dall'isteria collettiva che, volenti,
rispecchiamo e, nolenti, riassorbiamo e rigettiamo. Cammineremmo a
testa in giù, sul soffitto della rimessa in cui viviamo, pur di
guarire dalla malattia. E l'indomani sapremmo ripartire con un misto
di sorpresa e di terrore. I poeti sono spaventati, provando un tale
movimento sussultorio. Scrollati dai ponti delle idee, affacciati
alle balaustre del terremoto. Tenendo duro, restano, nella peggiore
delle ipotesi, in quanto tramiti della tensione, i fili che
depositano al sicuro la corrente: crasi minima evidente.
Un giorno la produzione
supererà di gran lunga ogni necessità e l'uomo ne avrà abbastanza:
s'accorgerà della vita, che lui stesso aveva scordato quando
l'incubo del lavoro l'aveva soggiogato, assuefatto. Allora, l'arte
sarà esistenza e niente di più – fare, disfare per nascere,
crescere, amare, morire.
Le curve son lunghe. La
Storia è una strada? Portiamo con noi una manciata d'immagini,
originali, stampate, copiate, dattiloscritte, tirate in illimitata
probabilità. Spendiamole bene per l'ultima volta. Non piangiamo,
abbracciamoci, ché tanto son rose: di tutti i colori.
Ivan Fassio
Bellissimo pezzo critico di OPPORRE OPPOSIZIONE...la chiusa poi apre gli orizzonti e fa respirare.
RispondiElimina