martedì 28 gennaio 2014

Il Valore del Decoro

Mostra Personale di Jean-Paul Charles

a cura di Ivan Fassio e Marco Seveso

Inaugurazione Mercoledì 5 Febbraio 2014 – ore 18,00

Dal 5 Febbraio al 4 Marzo 2014
orari: tutti i giorni, escluso mercoledì, 10 - 12 / 16 - 19
Cooperativa di Consumo e Mutua Assistenza
Borgo Po e Decoratori
via Lanfranchi, 28
Torino


Nel 1929, l'Associazione Generale di M.S. fra Operai Decoratori e Pittori d'Appartamenti di Torino, fondata nel 1883, e la Società di M.S. Corale Po e Borgo Po, nata nel 1899, si accordarono per la condivisione della sede nell'attuale palazzina con giochi di bocce e pergolato in via Lanfranchi, costruita nel 1909. I Decoratori, che si spostavano da una residenza precedente, portarono in dote il bollettone: licenza di spaccio di bevande alcoliche. Dal 1935, anno della fusione dei due nuclei originari e della creazione della Società Anonima Cooperativa di Consumo e Mutua assistenza Borgo Po e Decoratori, le attività iniziarono ad articolarsi in più direzioni, a seconda dei diversi interessi: ausilio, beneficenza, bocciofila e coro. Accanto alle funzioni tipiche del mutuo soccorso ottocentesco, l'organizzazione prevedeva sussidio malattia, dottore sociale, medicine a prezzo ridotto.

La mostra personale di Jean-Paul Charles, Il Valore del Decoro, è organizzata secondo criteri di intenso dialogo con la storia della sede ospitante. La decorazione, intesa come elemento compositivo dell'esperienza pittorica e visiva, è uno degli aspetti concettuali più rilevanti di ogni avanguardia. Il decoro, alla base dell'intenzione di dipingere un quadro o creare un'immagine, ci indica come all'inizio non vi sia nient'altro che la preparazione del medium: promessa della pagina bianca, horror vacui e, allo stesso tempo, impossibilità di narrazione pienamente condivisibile e luogo archetipico dell'impercettibile e del nascosto. In quanto esempi di pittura pura, un drappeggio, una venatura sfumante, un fondo astratto si presentano come correlativi della reale essenza dell'arte: mancanza, anelito, lavorìo, antefatto per innovazioni future. Parallelamente, l'allestimento dello sfondo rappresenta il legame con la tradizione, la dimostrazione di un mestiere e la manifestazione del talento: virtù dimenticate in un'epoca che sminuisce e trascura il lavoro creativo.
Pittura, fotografia, radiografia, situazioni ricreate digitalmente e collages convoglieranno in un percorso che saprà integrarsi dialetticamente con i nodi ideali del passato: il decoro come recupero di prestigio nel rapporto proficuo con la storia dell'arte, il valore come rinata occasione di riconoscere ed apprezzare predisposizione, guizzo intuitivo e capacità inventiva.
All'orizzonte di ogni pratica estetica, brillerà una scacchiera di finto marmo in affresco: simbolo dell'esistenza, campo d’azione delle potenze umane e divine, cammino del tempo e dei cicli. Simbolizzerà il basamento necessario, modello ludico ed essenziale, per riformulare la maniera dell'espressione, il linguaggio di ogni creazione...




Ivan Fassio

Cooperativa di Consumo e Mutua Assistenza
Borgo Po e Decoratori
via Lanfranchi 28 - Torino
tel-fax 011.8195918 e-mail: borgopo28@tiscali.it Ristorante: tel.011.8190672



lunedì 13 gennaio 2014

Performance d'Atelier

manuela macco - un ciclo di 6 azioni

a cura di ivan fassio

Studio di Stefano Giorgi


1)

Il quadrato nero del Suprematismo è paragonabile a segni primitivi in cui nulla viene illustrato, ma tutto può essere letto come riproduzione di sensibilità e ritmo. Giungendo ad una concezione di arte pura, non applicata, Kazimir Malevic teorizzava la conseguente cessazione della corrispondenza nei confronti di scopi di utilità o rappresentazione. L'artista, a partire da quel momento, non sarebbe più stato legato al piano della pittura, ma sarebbe stato in grado di trasportare le sue composizioni dalla tela nello spazio. Dall'essenzialità del colore e della forma, passando attraverso l'intuizione di una struttura archetipica, la pratica estetica avrebbe riscoperto la propria vocazione vitale, una sorta di linfa primordiale: visione e azione, per una volta ancora, liberate dalle imposizioni!


2)

L'arte esce dal supporto che la imprigiona per scavalcare la linea della rappresentazione ed entrare nell’esistenza. In tutti i suoi aspetti più problematici, l'azione performativa si pone sempre come strumento d’avanguardia capace di portare all'esaurimento i più consolidati schemi spettacolari e di fruizione artistica. Da questo svuotamento, le radici di soluzioni future possono attecchire, attingendo nutrimento da momenti di interazione tra artisti e pubblico. Questa attività congiunta dà luogo a forme di cooperazione, genera conflitti e ha come effetto la costruzione e la condivisione di nuovi significati...


3)

Il carattere liberatorio della performance art rappresenta la risposta alla necessità di classificare ed etichettare, da parte del sistema contemporaneo, ogni esercizio estetico radicale, nato da esigenze autentiche. La mostra tradizionale servirebbe soltanto alla sterile consacrazione dell'opera e alla successiva mercificazione della stessa... A partire da questa presa di coscienza, l'artista potrà continuare a esplorare progressivamente nuovi territori della gestualità, della voce, del legame con lo spazio e della relazione con l'altro, dell'accadimento, della percezione, del rapporto causa-effetto. Spingendosi oltre, ricercherà i sentieri originari e istintuali delle funzionalità espressive, comunicative, sociali, politiche, mettendo in discussione le derive attuali, situandosi idealmente e definitivamente al sicuro da ogni tentazione spettacolare o rappresentativa. In sintesi opaca e pregnante, l'opera parlerà ai sensi e dovrà essere aperta ed esplorata, rifluendo all'etimo dell'estetica.
Allo stesso modo, ogni agente operante potrebbe riportare la propria prassi nel campo delle arti visive, in modo da sfruttarne limiti e potenzialità, per poter intervenire su una tradizione e scavalcare confini e convenzioni. L'atto sarà fruibile come una scena sospesa, percepibile come un ritratto, eppure pulserà di limpida ragione e di naturale sostanza...

Ivan Fassio





Manuela Macco, thread, performance


sabato 11 gennaio 2014

I Sipari di Hermann “Sinsegundos” Reiter






Alla radice del sipario – come in un cielo capovolto – stanno una deriva di vele, un volteggiare di gabbie, lo sventolio delle tende e il battere d'ali della cattività: i confini di separazione tra abbandono e costrizione, tra limitazione e libertà. Proprio queste linee furono marcate e frequentate dai primi che si aprirono al mondo, che coinvolsero l'altro in simulazione: nel gioco, nel gesto poetico e nell'emissione del canto, nel mistero del teatro e nella fuga della danza. Per comunitaria condivisione, per fuoco sacro, per regola rituale, i contorni sfumavano – la follia poteva essere intesa, la malattia risanata, la diversità assimilata.
Il nostro è tempo di sete per cerimoniali e formule magiche... Abitiamo uno spazio ristrutturato in costruzione simbolica e possediamo una finzione riorganizzata. Siamo appalti, apparati, cantieri. In tutti i sensi, serviamo, come un ingranaggio! Ritorniamo noi stessi a sprazzi e, dal vuoto pneumatico che conteniamo, in pressione risuscitiamo il sudario di un'anima. Da qui, pratichiamo personalmente, talvolta inconsciamente, procedure iniziatiche, culti animistici e funzioni liturgiche.
Passeggiando per le strade della città, ci fermiamo immobili, come per imposizione, e ci facciamo attraversare dai ritmi del progresso: in verticale oppressione, zona mentale da non oltrepassare. Ecco che, salito il sipario, sogniamo il cerchio perfetto di una pace insperata, l'estasi di sprofondare, l'oblio in cui evaporare. Più ancora, i colori ci penetrano: stanchi dell'omologazione, costruiamo uno scenario brutale di cromatica essenzialità, in cui intrufolarci per recuperare gli scarti, nutrirci del male, esorcizzarci...

Ivan Fassio





H. "Sinsegundos" Reiter
H. "Sinsegundos" Reiter
H. "Sinsegundos" Reiter

giovedì 9 gennaio 2014

Il Valore del Decoro

Il valore del decoro

A grezzi materiali

È spesso affratellato

O scoperti in parte

O violenti e colorati.

Che risalti ogni aggiunta

Si scopra incantato

Ogni singolo strato.

Che sorprendano

- Villano impreparato -

L'occhio del pagano!

Perché lo sguardo

Sc
avalcando l'illusione

Possa sognare

Ricordare

La crudeltà dell'intenzione.



Ivan Fassio

(da Fuori fuoco, Edizioni Smasher, 2012)

Jean-Paul Charles, pittura-installazione-elaborazione digitale, 2014

martedì 7 gennaio 2014

Prima del Diluvio

ad Andrea Chidichimo

Andrea Chidichimo

A cercare la libertà – in questo spirituale soffio, tanto umano, di contrazioni cartilaginose, di secchezze improvvise e umidità intrinseche – ci s'imbatte in evocazioni labirintiche, in gorghi immaginosi di natura capillare, ossea, cavernosa: le fantasie della percezione. Più nobili di ogni idea e così alte da apparire sterminatamente inespugnabili al verbo, queste intuizioni sanguigne si nutrono del loro stesso mondo, addentando le protuberanze che generano, le appendici che sottendono, interne ed esterne. Tali umori instabili – palpitazioni encefaliche che si spiegano da sé – sarebbero la nostra prigione animale, il corpo da aprire e chiudere ai sensi, la finestra sulla creazione assoluta: valvola per inventare. Chiamiamone a raccolta un'esemplare decina, per pronunciarle in esercizio orale – vocalizzo tautologico – salmodiante: elastiche escrescenze, spasmi irradiati, livide compressioni vascolari, tessuti drenati al microscopio, gigantografie nucleari, intrusioni ed estrusioni diaframmatiche, fluviali travasi anatomici, biologici sbuffi di concrezioni esistenziali... L'alloggio vitale scaturisce così – e si rinserra su se stesso – dalla sorgente mitica che sciacqua la parola sulla carne, che rende impermeabile la pelle, per evitare imbarazzanti dispersioni, conati insopportabili: il cosmo è nato in questo trattenersi, nel murarsi all'infinità, parandosi gli occhi dall'abbaglio ematico, dall'esplosione copiosa delle fibre!
Una volta partorito da noi, allo stesso modo e dagli stessi agenti l'universo sarà popolato: gestazioni climatiche, genesi tubolari allontanate eternamente dalla tentazione del concluso, dell'angolare, del superficiale e volumetrico. Le storie del dominio fenomenico e delle folgorazioni mistiche, delle produzioni plastiche e delle illuminazioni profetiche, saranno saldate: la fiamma della fusione risplenderà in dimensione corretta, calcolo finalmente esatto. Creature insospettabili sosteranno al varco – poco prima della punizione –, di fronte al golfo fatalmente perturbato del futuro: cavallucci espansi, formichieri innestati, vitelli rotanti, rinoceronti palmati, anfibi ustionanti... Ne troveremo traccia al risveglio, quando un solco opaco e impercorribile avrà segnato per sempre il ricordo del nostro sogno!


Ivan Fassio

Andrea Chidichimo, grafite e resina su lastra dibond, 2013