lunedì 13 gennaio 2014

Performance d'Atelier

manuela macco - un ciclo di 6 azioni

a cura di ivan fassio

Studio di Stefano Giorgi


1)

Il quadrato nero del Suprematismo è paragonabile a segni primitivi in cui nulla viene illustrato, ma tutto può essere letto come riproduzione di sensibilità e ritmo. Giungendo ad una concezione di arte pura, non applicata, Kazimir Malevic teorizzava la conseguente cessazione della corrispondenza nei confronti di scopi di utilità o rappresentazione. L'artista, a partire da quel momento, non sarebbe più stato legato al piano della pittura, ma sarebbe stato in grado di trasportare le sue composizioni dalla tela nello spazio. Dall'essenzialità del colore e della forma, passando attraverso l'intuizione di una struttura archetipica, la pratica estetica avrebbe riscoperto la propria vocazione vitale, una sorta di linfa primordiale: visione e azione, per una volta ancora, liberate dalle imposizioni!


2)

L'arte esce dal supporto che la imprigiona per scavalcare la linea della rappresentazione ed entrare nell’esistenza. In tutti i suoi aspetti più problematici, l'azione performativa si pone sempre come strumento d’avanguardia capace di portare all'esaurimento i più consolidati schemi spettacolari e di fruizione artistica. Da questo svuotamento, le radici di soluzioni future possono attecchire, attingendo nutrimento da momenti di interazione tra artisti e pubblico. Questa attività congiunta dà luogo a forme di cooperazione, genera conflitti e ha come effetto la costruzione e la condivisione di nuovi significati...


3)

Il carattere liberatorio della performance art rappresenta la risposta alla necessità di classificare ed etichettare, da parte del sistema contemporaneo, ogni esercizio estetico radicale, nato da esigenze autentiche. La mostra tradizionale servirebbe soltanto alla sterile consacrazione dell'opera e alla successiva mercificazione della stessa... A partire da questa presa di coscienza, l'artista potrà continuare a esplorare progressivamente nuovi territori della gestualità, della voce, del legame con lo spazio e della relazione con l'altro, dell'accadimento, della percezione, del rapporto causa-effetto. Spingendosi oltre, ricercherà i sentieri originari e istintuali delle funzionalità espressive, comunicative, sociali, politiche, mettendo in discussione le derive attuali, situandosi idealmente e definitivamente al sicuro da ogni tentazione spettacolare o rappresentativa. In sintesi opaca e pregnante, l'opera parlerà ai sensi e dovrà essere aperta ed esplorata, rifluendo all'etimo dell'estetica.
Allo stesso modo, ogni agente operante potrebbe riportare la propria prassi nel campo delle arti visive, in modo da sfruttarne limiti e potenzialità, per poter intervenire su una tradizione e scavalcare confini e convenzioni. L'atto sarà fruibile come una scena sospesa, percepibile come un ritratto, eppure pulserà di limpida ragione e di naturale sostanza...

Ivan Fassio





Manuela Macco, thread, performance


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