manuela macco - un ciclo di 6 azioni
a
cura di ivan fassio
Studio
di Stefano Giorgi
1)
Il
quadrato nero del Suprematismo è paragonabile a segni primitivi in
cui nulla viene illustrato, ma tutto può essere letto come
riproduzione di sensibilità e ritmo. Giungendo ad una concezione di
arte pura, non applicata, Kazimir Malevic teorizzava la conseguente
cessazione della corrispondenza nei confronti di scopi di utilità o
rappresentazione. L'artista, a partire da quel
momento,
non sarebbe più stato legato al piano della pittura, ma sarebbe
stato in grado di trasportare le sue composizioni dalla tela nello
spazio. Dall'essenzialità del colore e della forma, passando
attraverso l'intuizione di una struttura archetipica, la pratica
estetica avrebbe riscoperto la propria vocazione vitale, una sorta di
linfa primordiale: visione e azione, per una volta ancora, liberate
dalle imposizioni!
2)
L'arte
esce dal supporto che la imprigiona per scavalcare la linea della
rappresentazione ed entrare nell’esistenza. In tutti i suoi aspetti
più problematici, l'azione performativa si pone sempre come
strumento d’avanguardia capace di portare all'esaurimento i più
consolidati schemi spettacolari e di fruizione artistica. Da questo
svuotamento, le radici di soluzioni future possono attecchire,
attingendo nutrimento da momenti di interazione tra artisti e
pubblico. Questa attività congiunta dà luogo a forme di
cooperazione, genera conflitti e ha come effetto la costruzione e la
condivisione di nuovi significati...
3)
Il
carattere liberatorio della performance
art rappresenta
la risposta alla necessità di classificare ed etichettare, da parte
del sistema contemporaneo, ogni esercizio estetico radicale, nato da
esigenze autentiche. La mostra tradizionale servirebbe soltanto alla
sterile consacrazione dell'opera e alla successiva mercificazione
della stessa... A partire da questa presa di coscienza, l'artista
potrà continuare a esplorare progressivamente nuovi territori della
gestualità, della voce, del legame con lo spazio e della relazione
con l'altro, dell'accadimento, della percezione, del rapporto
causa-effetto. Spingendosi oltre, ricercherà i sentieri originari e
istintuali delle funzionalità espressive, comunicative, sociali,
politiche, mettendo in discussione le derive attuali, situandosi
idealmente e definitivamente al sicuro da ogni tentazione
spettacolare o rappresentativa. In sintesi opaca e pregnante, l'opera
parlerà ai sensi e dovrà essere aperta ed esplorata, rifluendo
all'etimo dell'estetica.
Allo
stesso modo, ogni agente operante potrebbe riportare la propria
prassi nel campo delle arti visive, in modo da sfruttarne limiti e
potenzialità, per poter intervenire su una tradizione e scavalcare
confini e convenzioni. L'atto sarà fruibile come una scena sospesa,
percepibile come un ritratto, eppure pulserà di limpida ragione e di
naturale sostanza...
Ivan
Fassio
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