sabato 11 gennaio 2014

I Sipari di Hermann “Sinsegundos” Reiter






Alla radice del sipario – come in un cielo capovolto – stanno una deriva di vele, un volteggiare di gabbie, lo sventolio delle tende e il battere d'ali della cattività: i confini di separazione tra abbandono e costrizione, tra limitazione e libertà. Proprio queste linee furono marcate e frequentate dai primi che si aprirono al mondo, che coinvolsero l'altro in simulazione: nel gioco, nel gesto poetico e nell'emissione del canto, nel mistero del teatro e nella fuga della danza. Per comunitaria condivisione, per fuoco sacro, per regola rituale, i contorni sfumavano – la follia poteva essere intesa, la malattia risanata, la diversità assimilata.
Il nostro è tempo di sete per cerimoniali e formule magiche... Abitiamo uno spazio ristrutturato in costruzione simbolica e possediamo una finzione riorganizzata. Siamo appalti, apparati, cantieri. In tutti i sensi, serviamo, come un ingranaggio! Ritorniamo noi stessi a sprazzi e, dal vuoto pneumatico che conteniamo, in pressione risuscitiamo il sudario di un'anima. Da qui, pratichiamo personalmente, talvolta inconsciamente, procedure iniziatiche, culti animistici e funzioni liturgiche.
Passeggiando per le strade della città, ci fermiamo immobili, come per imposizione, e ci facciamo attraversare dai ritmi del progresso: in verticale oppressione, zona mentale da non oltrepassare. Ecco che, salito il sipario, sogniamo il cerchio perfetto di una pace insperata, l'estasi di sprofondare, l'oblio in cui evaporare. Più ancora, i colori ci penetrano: stanchi dell'omologazione, costruiamo uno scenario brutale di cromatica essenzialità, in cui intrufolarci per recuperare gli scarti, nutrirci del male, esorcizzarci...

Ivan Fassio





H. "Sinsegundos" Reiter
H. "Sinsegundos" Reiter
H. "Sinsegundos" Reiter

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