su "La Mattanza", di Riccarda Montenero
Il
territorio non equivale esclusivamente ai concetti di ambiente,
paesaggio, costruzione, ma mantiene fortemente una valenza
vettoriale: garantisce una condizione di entrata e uscita incessante,
una perenne funzione di incanalamento, l'inevitabile tensione
migratoria della comunicazione, dello scambio, della conoscenza.
Le
coordinate di localizzazione sono semplicemente deducibili dai segni
di demarcazione prodotti dalle creature. Per gli animali, le
indicazioni imprescindibili e i confini biologici risultano molto
precisi e circoscritti. Gli uomini, operando una grande quantità di
segni, tratteggiano lo spazio, senza definire limiti statici: viaggi,
assedi, insediamenti, guerre. Agiscono creativamente, consumano
poeticamente, si spostano seguendo simbologie, linguaggi e affetti.
L'artista,
declinando il proprio operato secondo infinite possibilità, incide
l'universo con i colori e le forme, con le parole e le immagini: tali
segnalazioni costituiscono un flusso che va dall'autore al mondo, e
viceversa. In questo caso, l'esistenza si esprime nell'invenzione di
segni, i quali, riproducendo i meccanismi della vita, marcano
esplicitamente la geografia terrestre, ripiegandosi sensibilmente
sulla loro stessa finalità: mise
en abyme,
circolo vizioso, mimetismo tautologico. Gli artisti sarebbero, in
questo senso, equiparabili a bestie sovrumane, pachidermi in continuo
spostamento, stormi capaci di portare, lasciare o depositare un
messaggio compiuto in modo inequivocabile e manifesto...
Ivan
Fassio
Riccarda Montenero, Le Refuge, da "Libre Circulation" |
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