mercoledì 20 giugno 2012

À bientôt – Mostra Personale di Jean Paul Charles presso il Novotel di Corso Giulio Cesare a Torino

Curata da Marco Filippa, con la partecipazione della Galleria En Plein Air di Elena Privitera, la mostra ”À bientôt” sarà inaugurata giovedì 21 giugno, al Novotel di Torino, e sarà visitabile per un mese. Durante il vernissage, l’artista francese si esibirà in una performance dal vivo, dipingendo una lunga striscia di nylan con pneumatico e vernice all’acqua. Seguiranno gli interventi della scrittrice e poetessa torinese Silvia Rosa, accompagnata dalla musicista Elena Bianchi, fisarmonicista del gruppo Abòboras. Al termine della serata, una performance di visual art, a cura di Federico Galetto



L’artista Jean Paul Charles si appoggia a una tradizione e manifesta esplicitamente la volontà di rappresentare il proprio presente, scavando nella concatenazione di eventi che l’hanno generato. Non dipinge: il suo è un linguaggio di immagini, utile a testimoniare esperienze individuali e collettive. L’intervento gestuale ed estemporaneo su cartelloni pubblicitari, fotografie, pannelli e radiografie è il modo privilegiato di proporre una singolare narrazione. Quest’ultima, slacciata dalla classica trama e proposta come una sorta di flusso di fotogrammi, insiste, in una illimitata sequenza mistica, sui concetti di realismo ed espressionismo. Alla concretezza del materiale di supporto, si sovrappongono la spiritualità e il dolore delle immagini create dall’intervento dell’artista. Non vengono proposte particolari letture ideali dei tempi, tutto è giocato all’interno di una grammatica dell’immagine. Una logica della sensibilità si insinua nel flusso delle effigi e dei colori, fino ad accompagnarci nella scoperta di nuove dimensioni. Le prospettive dei paesaggi, le sembianze dei ritratti, il collage di immagini sovrapposte, fotografate, innestate costringono i nostri sensi ad interrogarsi sui concetti di riconoscibilità umana, geografica e storica. Il pulviscolo che scaturisce dalla disgregazione delle figure conserva un minimo di identificabilità, oppure scivola, s’incanala in direzioni sorprendenti e crea nuove illusioni.


Se un’immagine, un’idea, un’azione non fossero, quasi immediatamente, presenti e passate allo stessotempo, il presente non passerebbe mai. Senza questa incompiutezza del contemporaneo, l’estasi dell’eternità ci accoglierebbe, facendoci varcare la soglia della fine dei tempi e rendendo superfluo ogni nostro tentativo di comunicazione. Da questo imperfetto impasto temporale, Jean Paul Charles estrapola i lineamenti del proprio mondo. Attuale è l’intervento pittorico, che invade lo spazio sociale e interferisce sui tradizionali mezzi di comunicazione: cartelloni pubblicitari, social networks, immagini dai mass media.
Le radiografie constatano una malattia collettiva e prescrivono la necessità di guardare oltre. Sono estensioni di un mondo contaminato e, allo stesso tempo, generatrici di un’estetica propria: strumenti e risultati di un’identica visione. Una singolare ecologia della forma e dei contenuti si presenta come inchiesta sull’ambiente abitato dall’uomo e, insieme, come struggente supplica all’incedere efferato del progresso.
Istintiva e gestuale, la pittura esplora l’istante, testimonia l’azione estemporanea di una sensibilità violata. Movimento informe e sofferto, l’atto insegue la figura come destinazione di un messaggio precario: la preghiera.
A partire da questo odierno, sondato nel suo scorrere, muove la ricerca verso il futuro. L’elaborazione digitale e il lavoro di scavo sui cristalli liquidi rintracciano nella tecnologia i pretesti per un’indagine su ogni ulteriore tentativo di resa immediata dell’esperienza. Tutto è giustificato. La soluzione finale è irrimediabilmente rimandata. Nel futuro anteriore di ogni definizione, sempre ad un passo dalla decisione irrevocabile, un nuovo dominio è fondato, in cui esiti e residui di ogni prova tendono ad un comune limite e conquistano lo stesso valore.
Ciò che verrà prima della fine dei tempi, sarà sempre la misteriosa e tremenda insistenza della vita all’interno delle dinamiche del progresso. L’opera, attraverso l’intervento dell’artista, verrà partorita con dolore dalla macchina che la teneva imprigionata. Maieutica delle sensazioni, l’operazione di Jean Paul Charles riporterà alla luce l’enigma dell’esistenza da un mondo meccanicizzato e alienante. Un’indecifrabile dimensione sembrerà scaturire dall’insistente lavoro di lima sul segno e sul colore. Un’ombra e una speranza di rigenerazione si staglieranno dietro ai contorni di ogni possibile immagine.
Ivan Fassio

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