Legandosi
strettamente ad interventi sul territorio ed alla particolarità di
posizioni ed occasioni, scultura, pittura e fotografia hanno ampliato
il loro raggio d'azione. La necessaria documentazione di pretesti
progettuali o itinerari, in questo senso, si è nutrita di mappe,
banche dati, immagini, resoconti, video:
risultati intermedi – fruibili, tuttavia, a livello estetico,
intellettuale e relazionale. La performance
art
è diventata, talvolta, atto privilegiato per la formulazione
iniziale di operazioni su specifici settori della percezione, del
sapere, della società. In quanto espressione nata intorno
all'esigenza di distacco dal mercato e di affrancamento dalla
concezione di opera come prodotto finito, essa ha saputo ispirare
come linfa purificata gli altri aspetti della contemporaneità.
Esercizi
di durata variabile in contesti paesaggistici e naturali, piuttosto
che in situazioni interne a sistemi chiusi, possono comprendere la
partecipazione umana o contemplare semplicemente l'osservazione
oggettiva di un fenomeno generato a distanza, meccanicamente o
scientificamente. L'obiettivo è sempre, ad ogni modo, la convalida
della relazione tra uomo e ambiente come fatto creativo inevitabile,
intimo e primitivo, privato di implicazioni volontaristiche o di
mediazioni artificiose.
Fissato
in provvisorietà oggettuale, il ritorno alle radici dei concetti
informanti dell'arte sarà scrutabile in sospensione illuminante. Le
categorie saranno ancora lette secondo i loro originari contenuti:
estetica come rapporto con i sensi, teatro nell'accezione di
impressione visiva, poetica nel senso di matrice creativa totale,
simbolo inteso nella condivisione comunitaria di un insieme di segni.
L'etimologia rappresenterà il movente performativo di
attualizzazione per ogni opera rielaborata e riproposta in arte:
secondo intuizione e tecnica, talento e mestiere.
Ivan
Fassio
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