Nei dedali della
creazione, arriva, prima o poi, il momento in cui ci si trova al cospetto dell’assoluto.
Tremanti, ubbidiamo: la nostra paura è questa libertà. Un’estasi della
necessità incanala nell'oggettivazione ogni testo, immagine, suono – e il
labirinto si apre. Non possiamo essere diversi, perché diventiamo ciò che siamo.
Sublimando ad arte l’esistenza, condensiamo su marmo, tela, carta, voce: siamo
percorsi, condotti, composti.
Allo stesso modo, la
natura adempie alle sue regole. Nascita e crescita si susseguono. Una catena stretta
di magmi, rocce, terre, piante, bestie, uomo, in cui l’essenza continua a
tramare. Acque e sali, cieli e nubi: l’avvenire si svolge al presente, insieme
al passato. È un peccato che il tempo
sia appositamente arrotolato, in modo che possiamo percepirne una spira soltanto,
di volta in volta. A sua somiglianza, siamo ripiegati e non ci conosciamo. Dall'esperienza
derivata per ogni nostra invenzione, intuiamo che un giorno noi stessi saremo
forzati, come uno scrigno. L’attimo, in cui lo spazio sarà dipanato e in cui
noi saremo risolti, sarà il giorno in cui il mondo sarà creato. Avremo
coscienza del contenuto di tutte le azioni, di sensazioni e intenzioni passate
e future, per ogni vivente, da sempre, in nostra presenza o assenza. Allora,
solo allora, se non sapremo perdonarci, inizieremo a vivere l’inferno…
Ivan Fassio
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