Telefoni Escatologici di Ennio Bertrand con Testi e
Voce di Ivan Fassio
Sarx = carne, Phoné
= voce, suono
La
presenza non è mai stata sinonimo di stabilità e permanenza. L'esserci si
realizza, al contrario, sotto le forme di evento ed evenienza. A questo modo,
il telefono sta al suono, come la necessità di comunicare sta alla distanza:
evoluzione dell'ambasciatore, del piccione e della carrozza.
Parola,
immagine, carne e testimonianza: sono le nostre coordinate per comparire al
mondo. Vivendo in passività, ci attraversiamo l'un l'altro nella corrente di
energie, relazioni, onde. Irradiamo in assenza, attraverso la luce che ci
illumina gli occhi, il canale che accoglie il nostro lamento, l'aria che
contiene la nostra domanda. Mittenza e destinazione dipendono, esclusivamente,
da circostanza.
La
mancanza, in antitesi, è fermezza, fissità, assolutezza. Non esistiamo quando
la forza non circola, quando il sangue ristagna, nel momento in cui il
messaggio non corre, il segno rimane nascosto, i generatori e i diffusori
restano spenti. Siamo chiusi, inghiottiti. Un sarcofago accoglie le nostre
spoglie – le divora –, perché inutili ormai all'impressione e all'espressione.
Abbiamo
certezza di queste dinamiche, talvolta, quando creiamo. Le frasi paiono incanalarsi
verso di noi, convogliate da una sorta di megafono personale. Un tale oracolo è
la bocca che trova, nel luogo preciso della sua emissione, l'urgenza di dire.
Il contenuto si oggettiva e scala i rapporti fino all'essenza: l'universale
risplende. Nascono le ricorrenze, poiché l'apparizione dell'uguale viene
perpetrata in eterno. La chiacchiera, consuetudine pretestuale e residuale,
s'annulla. Il linguaggio si tempera, ascende, in limite ultimo, al confine con
l'estrema causa vitale. Comprendiamo che la nostra intonazione, che ogni
individuale esalazione, che ogni flusso – interiore ed esteriore – è la voce
della carne soltanto...
Ivan Fassio
I Sarcofoni, presentati a Davanti a un Fiume in Piena # 5, ph.courtesy fannidada |
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