venerdì 29 novembre 2013

Allusione, Gioco e Rinascita: per una Lettura dei Simboli del Concilio

Uno dei testi presenti nel catalogo Skira per la mostra Ezio Gribaudo e il Concilio Vaticano II. Tra l’Imperatore Santo e Papa Wojtyla curata da Paola Gribaudo e Ioannis Kantzas a San Mauro Torinese. Tra gli autori, Cesare Zavattini, don Andrea Pacini, Albino Galvano, Luigi Carluccio, Martina Corgnati, Andreina Griseri, il Cardinale Francesco Coccopalmerio...

Ezio Gribaudo, Atenagora e Paolo V
Può l'allusione, nella propria accezione etimologica di gioco di rimandi, ergersi a modalità artistica totalizzante, a soluzione uniformante per ogni pratica estetica? Applicando questo metodo, le immagini e le situazioni create rappresenterebbero i neutri e immacolati risultati di una speciale ricerca metafisica. Questo tentativo si imporrebbe nell'ambito di svariate categorie: onirismo e gestualità, simbolismo e figurazione, astrazione e misticismo.
Portando la sperimentazione alle estreme conseguenze, gli esiti potrebbero riappropriarsi problematicamente della sfumatura critica presente nel significato del verbo 'alludere'. Non solo acuto riferimento o citazione indiretta, sottile riecheggiamento di un contenuto o di una forma, ma, più dinamicamente, messa in discussione, richiamo dialettico all'essenza di ogni argomento. L'esperienza artistica si porrebbe, in questo modo, come domanda tautologicamente infinita, eterna mise en abyme, atto retorico perpetuo. Capace di riproporsi sempre rinnovata e attualizzabile nel tempo, l'opera sarebbe assoggettata soltanto alle intrinseche caratteristiche archetipiche, che ne garantirebbero resistenza e adattabilità al perenne progresso del linguaggio.
I Simboli del Concilio di Ezio Gribaudo, inscenando un vero e proprio pellegrinaggio, raccolgono le tracce dell'intera cultura occidentale: a partire dal substrato grafico e alfabetico della pittura di Giotto e dal tonalismo Cinquecentesco di scuola veneta, le figure sono filtrate attraverso particolari e stranianti riletture dell'Umanesimo. L'Illuminismo è immortalato nella sua matrice di conquista ecumenica, rapporto evolutivo tra scienza e fede, tra speculazione e convinzione intima. Le fenditure e gli allontanamenti concettuali dallo spazio di rappresentazione, tratti in salvo dalle rapide delle avanguardie, sono ricollocati in circolo sulla tela, in un'interiorizzazione pacificata di elementi rivoluzionari. Gli esercizi barocchi, i cromatismi e la sacralità ieratica delle volute consentono al messaggio di involarsi verso rive di levante: mosaici bizantini illuminano una nuova alba dell'evangelizzazione. L'aurorale pretesto dell'Oriente si presenta come punto di fuga per un'esausta prospettiva occidentalizzata, cristallizzata nei concetti di autorialità, individualità, storicizzazione. Mitre cardinalizie, paramenti e indizi del potere temporale transustanziano in simulacri, per ritornare, definitivamente, pesci, pane e vino, arcaiche effigi, decorazioni paleocristiane... Archeologici fregi sono riformulati per l'occasione in una fruttifera dicotomia tra iconografia e iconoclastia. La Chiesa è colta, così, in un plausibile percorso di ritorno ad origini comunitarie, nella completa rivalutazione delle radici apostoliche. Le lettere di una lingua assoluta prendono vita: grafia universale, esperanto concreto, ibridazione ideale tra parola e figura.
Il passaggio obbligato attraverso la riduzione dell'immagine in una sorta di scrittura segnica era già stato individuato nei testi di Giuseppe Marchiori del 1964. Il critico intuiva, in contrasto con l'opera di Sergio Vacchi, una definizione della sensualità che esulava dall'esplicitazione carnale per farsi momento grafico spirituale: anima della comunicazione. Nello stesso anno, infatti, l'artista bolognese pubblicava, per le Edizione d'Arte Fratelli Pozzo curate dallo stesso Gribaudo, il proprio catalogo di tele intitolate al Concilio. Enrico Crispolti, che aveva dedicato intense pagine all'espressività sensuale di Vacchi avvicinandolo alla tesa e scarna prosa di Samuel Beckett, riconosceva ai simboli di Gribaudo, distanti dalle opere del primo per stile e tematica, un autentico impulso elegiaco, un'originale riflessività sognante e distaccata.
L'emotiva partecipazione che Andreina Griseri notava nell'indagine di inusitati anfratti della fantasia si accompagnava idealmente con la positiva riscoperta della linea arginante, del tratto realizzato a punta di pennello, che Albino Galvano consigliava come singolare rimedio alla pittura informale. Un tentativo di rinascimento umanistico nel pieno degli Anni Sessanta? La formulazione diaristica e il fremito pulsionale abbozzano gli affetti senza proporne una copia definita, alludendo ad una volontà di rielaborazione teorica personale e collettiva. Nel confronto con il Concilio Ecumenico Vaticano II, tenutosi dal 1962 al 1965, la cronaca si insinua nel taglio introspettivo, nel dettato intimistico. L'accenno all'attualità, alla rilevanza storica dell'evento, si palesa in filigrana, in laminate presenze, in misurate intuizioni. L'esplosione del colore non attende: è preventivata nel tracciato. Anche dopo mezzo secolo, allo stesso modo, la vena di ispirazione potrà vagare da un'opera all'altra, gioiosa e stimolante, coinvolgente per ogni aspetto dell'esistenza e del sapere, del passato e del presente. Negli omaggi a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, al Cardinale Carlo Maria Martini, la creazione si ritroverà certa della propria libertà, perché conscia della scelta compiuta, della decisione necessaria. Aprire alla modernità, ripartendo dal Concilio – come recentemente affermato da Papa Francesco in un'intervista a Eugenio Scalfari – potrà essere il correlativo etico e sociale di questo dominio di emancipazione: destino comune al linguaggio dell'arte, della filosofia e della religione...



Ivan Fassio

Domenica 8 dicembre 2013, alle ore 17,30 nel Palazzo Comunale di San Mauro Torinese, in via Martiri della Libertà 150, viene inaugurata la mostra d’arte contemporanea “Ezio Gribaudo e il Concilio Vaticano II. Tra l'Imperatore Santo e Papa Wojtyla”, a cura diPaola Gribaudo e Ioannis Kantzas, che resterà aperta al pubblico nella Sala Conferenze del palazzo fino al 26 dicembre. Ingresso gratuito. Orari: dal lunedì al sabato 16 - 20, domenica 11 - 12

Ezio Gribaudo e il Concilio Vaticano II, Skira, 2013



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