mercoledì 4 dicembre 2013

La Danza delle Lavandaie


per la Mostra “Spiegare Pieghe...” di Laura Ambrosi

Nell'ambito dell'intervento di riqualificazione dell'ex Stireria della Certosa Reale di Collegno progettato dall'architetto Antonio Besso Marcheis, la mostra personale “Spiegare Pieghe / Stendere Tende” di Laura Ambrosi si presenta con marcate e autentiche caratteristiche site-specific. Concepita come un'esperienza antologica, che possa gettare una nuova luce sull'intera produzione dell'artista, l'esposizione si è trovata immediatamente in dialogo spontaneo con l'ambiente circostante. La Stireria è adiacente al complesso architettonico in cui è stato realizzato il restauro dell'edificio della “Lavanderia a Vapore”, con il successivo allestimento del Centro Coreografico Internazionale, oggi sede del Balletto Teatro Torino. L'operazione rappresenta emblematicamente il punto di incontro tra una strategia basata sull'aderenza all'originario stile di matrice eclettica e l'inserimento in chiave contemporanea di nuovi impianti tecnologici, secondo un principio di reversibilità e flessibilità equilibrate.

La Certosa Reale di Collegno nasce come monastero, commissionato nel 1641 da Cristina di Francia, reggente di Savoia, sul modello della Grande Chartreuse di Grenoble. Nel corso dell'Ottocento, la costruzione di vasti padiglioni disposti a pettine ha progressivamente trasformato la Certosa in una delle più grandi strutture psichiatriche d'Italia. Un luogo così denso di stratificazioni e sedimentazioni accoglie agevolmente gli intrecci di tradizione e contemporaneità ideati da Laura Ambrosi. Insistendo su installazioni luminose in metacrilato e neon, la pratica estetica dell'artista contamina con intuitiva leggerezza tecniche e linguaggi: figurazione, decorazione, design, scultura e fotografia. Nella parola poetica – sempre presente in nuce –, nel pretesto verbale comunicativo e nell'introspezione indagata o suggerita vivono le controparti concettuali del costante lavorìo di intarsio e dell'intelligente reperimento di objets trouvés e ready made.
Consistenze contraddittorie, in bilico tra concretezza dei materiali e straniante levità percettiva, si arricchiscono di ricami e rivelano, in controluce, intensi spaccati di vissuto: il momento della creazione e la consuetudine di gesti arcaici o intimi.
L'oblio liberatorio, derivante dalla perpetrata ripetizione di atti assunti e assimilati, emerge come simbolo di una riflessione assoluta. La forza della meditazione è conquistata nella corporeità della passione sincera e distaccata per l'ideazione e la riproduzione del segno, per il recupero della memoria, per la formulazione di una testimonianza...
In un'ambientazione un tempo segnata da sofferenze e duro lavoro, il gioco si insinua come soluzione purificante. Un'asse da stiro, vettore e via di fuga, ci indica il cammino: un grembiule dismesso ci ricorda il suo destino. Il dondolio lento di un'altalena ci trasporta nel luogo in cui i sensi combaciano: accensione della pronuncia, ascolto della prospettiva, origine del canto, visione del contatto! I tessuti simulati, i pizzi e i merletti, i gomitoli al calor bianco, svuotati da ogni referente utilitaristico, inscenano, tramite sinuose luminescenze neon, un teatro silenzioso e sospeso, una flessione danzante cristallizzata, un polveroso e magico archivio di messaggi ancora taciuti o non recapitati.
Movimento e staticità: biblioteca sterminata, capace di contenere azione scenica e verbalizzazione, fermo immagine e immediatezza di condivisione, scatto e rielaborazione, scrittura e descrizione! Al di là delle apparenze – conquistate e dissimulate, sottomesse e rinnegate –, il linguaggio continua a significare. Le parole, sotto un'incantata coltre escogitata dall'umano, iniziano a sognare...

Ivan Fassio

Laura Ambrosi

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