Gillo Dorfles, photo by Piero Raffaelli, Ed. Compositori |
L'Estetica
è viaggio interdisciplinare all'interno delle scienze umane. Una
raccolta di saggi dell'artista filosofo attraversa storia, cultura e
arte del Novecento
Un Itinerario Estetico di
Gillo Dorfles era già stato pubblicato, per la prima volta, nel
1989. Si trattava di una serie di articoli filosofici e di ampio
respiro umanistico pubblicati su riviste di settore: Aut Aut, Rivista
di Estetica, Archivio di Filosofia. La presente raccolta conserva il
titolo della pubblicazione di allora, ma comprende, oltre agli
articoli originali, materiali tratti dal volume Estetica del Mito e una serie di collaborazioni con altri periodici di estetica e arte.
Il testo è curato da Luca Cesari, editore interessato ai rapporti
tra letteratura e filosofia, tra pensiero artistico e teoria della
critica. Nelle intenzioni del curatore, la raccolta si pone come
privilegiata testimonianza del pensiero di Dorfles. Del suo approccio
teorico il volume propone, infatti, una “lettura a ritroso” per
percorrere i temi iniziali e le idee primordiali di un pensiero
interdisciplinare. La volontà di accostare questi testi in una nuova
pubblicazione scandisce le tappe del “divenire” di una
speculazione trasversale che proprio delle istanze di cambiamento e
trasformazione si era nutrita durante il passare degli anni.
L'estetica è avvicinata
come filosofia dell'arte da sviluppare non solo all'interno del
proprio campo d'azione tradizionale, ma nell'orizzonte complesso di
tutte le scienze umane: semiotica, critica letteraria, psicanalisi e
antropologia. In questo senso, l'approccio di Dorfles alla fruizione
dell'opera d'arte si accosta alle categorie di sentimento e emozione.
Affinché possano differenziarsi da un discorso scientifico e
razionale, la lettura e l'analisi dell'opera non devono confrontarsi
soltanto con gli aspetti cognitivi e concettuali. Saranno prese in
considerazione tutte le risposte emozionali, irrazionali e
psicologiche fondamentali per la percezione estetica.
Nella ricerca delle
ragioni primordiali di simboli e miti, si analizza la possibilità di
un'ermeneutica dell'arte non figurativa medievale e moderna,
stabilendo dei contatti sovrastorici tra forme d'arte che esulano
dalla rappresentatività naturalistica. In questa prospettiva, sono
valutate le testimonianze e le intenzioni poetiche di artisti
contemporanei. Jean Dubuffet
realizza, nella propria produzione pittorica, una sorta di mimesi con
la nascita e la comparsa della vita. Nella consapevolezza che l'opera
d'arte contemporanea, a differenza delle esperienze antiche e
medievali, sia sempre proiezione di materiale inconscio, Franz
Kline assume una poetica del
dono e vede la più alta realizzazione artistica nel dispendio e non
più nella condivisione di conoscenza. Allo stesso modo, Emilio
Vedova pone l'accento sulla
validità del libero linguaggio astratto come unica soluzione alle
necessità espressive del contemporaneo. Alan Davie,
pittore e musicista scozzese, insistendo sul ruolo profetico di un
artista veggente, si avvicina alla concezione di Jackson
Pollock: il quadro ha una
propria esistenza, irriducibile ad ogni data interpretazione
storicistica. Alcuni segni, che riappaiono in questi artisti dopo
essere già comparsi in epoche lontane, sono considerati da Gillo
Dorfles come Gestalten,
strutture legate alla fisiologia stessa dell'esistenza umana.
La
riflessione su simbolismo e mitologia si intreccia alla dialettica
tra natura e artificio. L'attività estetica, nel movimento creativo
gioco – mito – rito, si lega indissolubilmente all'esperienza
ludica. Teatro e arte figurativa, a partire dalla metà del
Novecento, esprimono un ritorno alla percezione vitale a discapito
della produzione artificiale di opere. In questo senso, l'autore cita
la body art
di Joan Jonas che,
partendo dalla scultura, approda a forme di espressione performativa
e di video art,
e di Trisha
Brown che,
attraverso una riflessione interdisplinare su danza, spettacolo e
arte figurativa, giunge a una inedita modalità di ridefinizione
dello spazio. Il bisogno di ritornare alla naturalità e alla
valorizzazione del proprio corpo è analizzata attraverso le
performance del cosiddetto “Azionismo Viennese” di Hermann
Nitsch e
Rudolf
Schwarzkogler o
attraverso le esperienze più recenti delle deformazioni
fisiognomiche di Orlan.
Itinerario
Estetico è una pubblicazione dai contenuti indispensabili per chi
voglia avvicinarsi alle teorie artistiche dell'ultimo secolo.
Arricchito da un'esaustiva intervista rilasciata nel 2001 da Dorfles
all'allievo Aldo Colonetti, il volume offre spunti interessanti agli
appassionati di arte e letteratura e, in generale, ai cultori della
semiotica e della psicanalisi. Attraversando sapientemente i diversi
aspetti delle scienze umane occidentali, l'autore delinea un
tracciato attraverso il divenire di simboli e metafore, e individua,
nell'accezione di Rudolf Arnheim, delle forme originarie,
pre-storiche.
I
miti sono riletti alla luce della loro multivocità, all'interno
della quale giocano un ruolo primario sia il
logos,
la parola – intesa, comunque, nel proprio valore di ineffabilità
–, sia rumori, oggetti, note musicali, immagini. Proprio come nei
Merzbilder di
Kurt Schwitters:
precisi strumenti espressivi che, a somiglianza del mito, impastano
nel racconto principale elementi desunti da ognuno dei cinque sensi.
Ivan
Fassio, courtesy Exibart
Gillo
Dorfles (a cura di Luca Cesari)
Itinerario
estetico. Simbolo mito metafora
Collana
Estetica senza monopoli. Pensatori del secondo Novecento ed estetiche
comparate
Editrice
Compositori, 2011
pagg.
439
Euro
35
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