A
cura di Ivan Fassio
Keren Cytter, Angela
Dufresne, Nan Goldin, Chantal Joffe, Elke Krystufek, Leigh Ledare, Zoe Leonard, Jonathan
Monk, Tony Oursler, Marc Quinn, Gosia Turzeniecka
La
Galleria Kosmos inaugura i propri spazi a Mosca con “La Vergine di
Corinto”, una mostra collettiva dedicata alle articolate relazioni
tra contemporaneità e strutture archetipiche della rappresentazione
femminile. Il variegato percorso si snoda tra fotografia, pittura,
grafica, video-art,
in una prospettiva multimediale e interdisciplinare.
È inverno a Corinto,
città dissoluta e corrotta. Una vergine muore, poco prima delle
nozze. La nutrice ne raccoglie i giocattoli preferiti in un cesto.
Posandolo sulla tomba, lo copre con una tegola per preservarlo dal
freddo e dalle intemperie.
A primavera, una
pianta di acanto fiorisce sul sepolcro. Giorno dopo giorno, l'arbusto
avvolge il paniere. Le foglie cercano di farsi luce e, giunte alla
tegola, la aggirano con una voluta sinuosa.
Lo scultore Callimaco
passa accanto a questo curioso canestro. Impressionato e affascinato
dalle forme create casualmente, si precipita nel suo studio e
scolpisce un nuovo capitello a immagine di quello spettacolo
floreale. Così il De
Architectura di Vitruvio racconta l'origine dello
stile corinzio.
Ideata secondo le
proporzioni del corpo femminile, questa colonna era percepita come il
correlativo della purezza, del gioco, della danza, dell'immortalità
dell'anima...
Oggi, nella continua
modificazione e dinamicità di forme e contenuti, il nostro compito è
ancora indagare determinate strutture universali. Modalità
essenziali, scavi alle radici della percezione e dell'esistenza,
analisi di modelli conoscitivi imprescindibili restano prerogativa
della pratica estetica contemporanea. Dietro alle immagini, che
crescono spontaneamente intorno ad un nucleo di forte intensità
emotiva e sperimentale, cova l'archetipo.
Nel contesto della mostra
collettiva – per accostamenti e contrasti espositivi – la fonte
originaria, biologica e generatrice di ogni opera sarà approfondita,
in quanto concettualmente assimilabile alle categorie di femminilità,
fertilità, seduzione, maternità.
Tony Oursler fa
scaturire la fisionomia da uno stimolo misurato (Creeping
Physionomy), oppure tratteggiando i lineamenti attraverso un
particolare controllo dell'eccitazione, dell'impeto immaginifico
(Carousal/Arousal). Amalgamando diversi aspetti del sapere e
della memoria, l'identità emerge per effetto di intuizioni estatiche
da un fondale che accoglie tecnologia e comunicazione, scienza e
mitologia.
Lo stile nasce da questo
grembo materno, dalla viscerale intrusione di elementi atavici in un
odierno crogiolo di connessioni. Si crea, così, riformulando un
processo riproduttivo, il simulato sangue del mondo. Marc Quinn,
in un costante riferimento al progresso, propone un dualismo dinamico
e sofferto tra carne e spirito (Untitled II). La materia pare
formarsi al di là del caos, in una dispersione che è scissione:
distanza incolmabile tra noi e l'anfratto più autentico del mondo.
Il legame con una madre
universale diventa domanda inquietante sull'esperienza dei rapporti
filiali nel video Shoulder di Leigh Ledare. Pianto,
emozione, ripiegamento su se stessi permettono ad arte e vita di
intrecciarsi in una riflessione sugli affetti primari: uno spiraglio
sulla percezione di oscure zone della coscienza.
La sistematicità
quotidiana e ostinata della fotografia di Nan Goldin porta
l'autoritratto alla conquista di nuovi territori espressivi. L'opera
diventa feticcio abbandonato, macchia depositata che continua a
mantenere, nel tempo, le calde impronte della sua creatrice: divinità
attenta a filtrare e a combinare le giuste dosi di una pulsante
materia biologica.
L'attivismo politico e
l'impegno femminista di Zoe Leonard culminano in tragiche
visioni esistenziali, slacciate dall'urgenza della denuncia politica.
La documentazione giornalistica e la testimonianza sociale si fanno
cupe rappresentazioni del disagio contemporaneo e, allo stesso tempo,
sofferte notazioni sulla condizione umana (Effigy).
Chantal Joffe,
attraverso una produzione bad painting iterata e sperimentata
nel campo della raffigurazione femminile, approda al ritratto
maschile. Il violento montaggio di diverse modalità espressive
contamina l'ingenuità del tratto con la brutalità degli
accostamenti cromatici.
Elke Krystufek si
ritrae ossessivamente. Creando un archivio personale, in cui
sessualità e motivi psicanalitici si intrecciano, l'artista fa
riferimento ad una pratica estetica che mantiene, alle proprie basi,
l'azione come elemento di interdisciplinarietà e la catalogazione
come privilegiata riflessione sul tempo.
Se l'architettura opera
sulle tre dimensioni, Angela Dufresne riporta la pittura al
suo livello di bidimensionalità problematica, dove ogni plausibile
prospettiva recupera il proprio originale significato simbolico.
Corrispettivi di questo esercizio stilistico sono l'analisi binaria
dell'identità personale e del rapporto femminile-maschile. In questo
senso, le tensioni intime e relazionali tra i sessi sono poste a
livello di exempla: come se si trattasse di immagini prodotte
in un tempo lontano, secondo un codice di valori ormai estraniante.
Video Art Manual,
di Keren Cytter, inscena secondo modalità post-moderne il
dissidio tra invenzione e critica d'arte. La serie di indicazioni è
imposta dalla ormai consueta ed esausta pratica della produzione di
video artistici. La combinazione delle sequenze e le tipologie di
azione spostano l'attenzione, in modo ludico e liberatorio, sulla
validità di determinate esperienze. Sull’altro versante, le
cartoline di Jonathan Monk ci mostrano luoghi d’arte e di
villeggiatura, seducenti località immortalate in bianco e nero.
Paradossalmente, vecchie figure sbiadite trasmettono un messaggio al
futuro, che si riavvolge vertiginosamente su se stesso: matrice di
ogni comunicazione interpersonale, pubblica o politica.
Le donne dormienti di
Gosia Turzeniecka ricalcano l'impossibile
visione di ciò che è nascosto. Nella consapevolezza inquietante di
essere esclusi dalla loro esperienza, noi registriamo la vibrazione
vitale di queste figure, insieme a tutta la nostra incertezza. Quando
ci risveglieremo con loro, avremo già compreso i motivi della
nostra attesa. Avremo completato il quadro della veglia.
Le
decorazioni, che la presenza umana lascerà sulla carta, saranno le
foglie di una pianta nata dall'aspettativa e dalla speranza per una
comprensione maggiore, dalla tensione verso una conoscenza immacolata
e assoluta...
Ivan
Fassio
Kosmos
Gallery
9,
Baltiyskaya street
Moscow
Russia
Orari: Martedì –
Sabato, 15 – 19:30 o su appuntamento
Nan Goldin, Self-portrait with eyes turned inward, Boston 1989 |
Elke Krystufek, Untitled Drawing |
Zoe Leonard, Effigy |
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