Intesa
in una plausibile
accezione primigenia di difesa e di controllo su un luogo, la
politica si è fondata sulla geografia. L'uomo
ha marcato e descritto il territorio, strutturandolo in un universo
dotato di senso e prendendone possesso fisico e mentale.
Fonti
originarie di individuazione, la creazione e l'imposizione di un nome
sono atti di potere, di addomesticamento e di appropriazione dello
spazio: definizione sta a delimitazione, proprio come denominazione
sta a dominazione.
Colonizzando,
le civiltà hanno prodotto linguaggio: una serie smisurata di segni,
indicazioni, dichiarazioni. Limiti e confini: il mondo si è
richiuso. L'animalità è annichilita, la cattività espansa e
diffusa come un desiderio, un vezzo, una dipendenza.
I
simboli, nella loro opacità, hanno immortalato le tracce di queste
tensioni. Come una lingua lesionata, ogni effigie riconoscibile e
condivisibile nasconde la vibrazione dell'anelito, il sogno della
libertà: dalle antiche decorazioni alle derive immaginifiche e
simulatorie della tecnologia e della multimedialità.
Conscio
di questo attrito, ogni creatore compie un percorso a ritroso,
tentando di svolgere il finito, di dischiudere l'indiscusso, di
convertire il convenzionale. Cambiando le regole e riformulando le
soluzioni narrative, l'artista obbliga lo spettatore alla
rielaborazione degli elementi basilari, degli anelli universali. La
ricerca sarà assimilabile al gioco: caccia al tesoro,
interpretazione dei tarocchi, battaglia navale... Il risultato
convergerà inevitabilmente con la riscoperta dell'urgenza
originaria, della necessità comunitaria, dell'iniziale volontà di
comunicazione...
Ivan
Fassio
Gruppo E_qui, Progetto Re_code |
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