venerdì 27 settembre 2013

Un Segno di Pace

a Lo Straniero

Nostro desiderio, inconsciamente, è sempre una realtà: bramiamo il mondo che non c'è, al di là della creazione di senso individuale e collettiva, del sapere personale e della storia. Motore delle apparenze, il verosimile ci porta al largo, attraverso un'elaborazione delle strutture tipiche e della nostra volontà. Ciò potrà convincerci irrevocabilmente che noi, davvero, non siamo. Mai stati da sempre, proprio come per un'illusione.
L'attendibilità, a cui tutti aneliamo, obbliga l'immaginazione ad attivarsi, a ritagliare l'effigie di ciò che resterà riconoscibile. Immaginare diventa la capacità di creare il nostro universo dal nulla: al di là fuma il niente, nello spettro delle evaporate essenze.
Verità è anonima e parziale, così sia: non sarà mai materia di un sapere posseduto. In una sorta di magazzino inconscio e impersonale sembrerebbero essere depositati i simboli grammaticali e sociali, privi di significazione, stoccati finché non riusciranno ad incarnarsi in una persona. Amen: venuto alla luce, il soggetto conferirà significato a questi frammenti atavici, affaccendandosi intorno a un'unità astratta. Per conferire carattere antropomorfico al mondo circostante, lavorerà sul proprio aspetto, come se uno specchio l'avesse plasmato da un'origine informe. Il nostro viso sarà la prima delle apparenze, modellante ed efficace: il modo per incontrarci in un mondo inesistente. Per scambiarci un segno di pace...
 Ivan Fassio

Jean-Paul Charles

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