sabato 22 febbraio 2014

Polarità Fluide. Video-Performance e Incisioni di Eleni Kolliopoulou


Potremmo diagnosticare, attraverso la storia delle immagini, le condizioni dell'uomo contemporaneo? Valutare tipologia e sede di ogni affezione è possibile, per mezzo dell'osservazione dei fenomeni iconici e cromatici che ne hanno accompagnato il progresso nel tempo.
Modalità scultoree, pittoriche e letterarie sono sottoposte, nel cammino di trasmissione attraverso i secoli, ad un processo di polarizzazione del senso. Tale evoluzione può variare l'originaria valenza del modello figurativo, fino a giungere a esiti opposti, di totale inversione energetica. Pur mantenendone sostanzialmente inalterata l'identità superficiale, l'artista piega una struttura alle proprie necessità ed urgenze espressive.... Sguardi fissi al cielo, in estasi, si voltano verso lo spettatore, protendendosi al di fuori del quadro: cambiamenti etici ed estetici si sono serviti delle stesse posture, caricandole di nuovi significati...
Assimilati questi meccanismi, possiamo insinuarci al loro interno come conduttori di forze. Noi incorporiamo e incanaliamo le tensioni, mentre i poli oppongono resistenza o si attraggono. Indifferenti alle forme esteriori, le ricreiamo dall'interiorità: organismi generati in se stessi, auto-sostentati, continuamente implementati dalla passività nelle traiettorie dei collegamenti. Come se si trattasse di un'analisi scientifica o di un esperimento fisico, lasciamo decantare le sostanze per una frazione temporale utile all'elaborazione completa di un risultato finito. Se lavoriamo sull'essenza dei segni, permettiamo alle sedimentazioni di depositare i propri detriti. Agiamo secondo una pratica distaccata, isolando la creazione nell'ambito della propria fluida dimensione transitoria ed eventuale. Nel caso di interventi in un contesto sociale e culturale, osserviamo lo scorrere del paesaggio in sottofondo e, dalla distanza e con costanza, lo scalfiamo lentamente e insensibilmente. Quando danziamo, lavoriamo sugli intervalli e sui silenzi, sulla nostalgia dell'altro e sull'interazione con il vuoto: la percezione delle pause. Il percorso di raccolta dati – comprovate identificazioni di un'alterazione e di un disagio – è la strada per la liberazione dai nostri mali...

Ivan Fassio

Eleni Kolliopoulou, Ohne/Without, videoperformance, 2012

a cura di Ivan Fassio e Fulvio Colangelo
Inaugurazione Mercoledì 26 Febbraio 2014 ore 18:30
fino al 4 Marzo, Lun. - Ven.: 17 - 19
Ki-Gallery
Via Mazzini, 39
Torino

Nell'ambito della rassegna Ki-Video, proiezione delle video-performance “Ohne/Without” e “Kollaps/Collapse” e delle video-dance “Zwischen/Between 2” e“Noir Désir”. Esposizione della serie di incisioni “Spiegel”.

Ki-Gallery
di Fulvio Colangelo
via Mazzini 39 Torino
mob: 366.1128666
tel: 011.8125865

lunedì 17 febbraio 2014

“Sarcofoni”

Telefoni Escatologici di Ennio Bertrand con Testi e Voce di Ivan Fassio


Sarx = carne, Phoné = voce, suono


La presenza non è mai stata sinonimo di stabilità e permanenza. L'esserci si realizza, al contrario, sotto le forme di evento ed evenienza. A questo modo, il telefono sta al suono, come la necessità di comunicare sta alla distanza: evoluzione dell'ambasciatore, del piccione e della carrozza.
Parola, immagine, carne e testimonianza: sono le nostre coordinate per comparire al mondo. Vivendo in passività, ci attraversiamo l'un l'altro nella corrente di energie, relazioni, onde. Irradiamo in assenza, attraverso la luce che ci illumina gli occhi, il canale che accoglie il nostro lamento, l'aria che contiene la nostra domanda. Mittenza e destinazione dipendono, esclusivamente, da circostanza.
La mancanza, in antitesi, è fermezza, fissità, assolutezza. Non esistiamo quando la forza non circola, quando il sangue ristagna, nel momento in cui il messaggio non corre, il segno rimane nascosto, i generatori e i diffusori restano spenti. Siamo chiusi, inghiottiti. Un sarcofago accoglie le nostre spoglie – le divora –, perché inutili ormai all'impressione e all'espressione.
Abbiamo certezza di queste dinamiche, talvolta, quando creiamo. Le frasi paiono incanalarsi verso di noi, convogliate da una sorta di megafono personale. Un tale oracolo è la bocca che trova, nel luogo preciso della sua emissione, l'urgenza di dire. Il contenuto si oggettiva e scala i rapporti fino all'essenza: l'universale risplende. Nascono le ricorrenze, poiché l'apparizione dell'uguale viene perpetrata in eterno. La chiacchiera, consuetudine pretestuale e residuale, s'annulla. Il linguaggio si tempera, ascende, in limite ultimo, al confine con l'estrema causa vitale. Comprendiamo che la nostra intonazione, che ogni individuale esalazione, che ogni flusso – interiore ed esteriore – è la voce della carne soltanto...

Ivan Fassio

I Sarcofoni, presentati a Davanti a un Fiume in Piena # 5, ph.courtesy fannidada





giovedì 13 febbraio 2014

Strisce e Carte, Scarti e Scatti. Video-art e Sperimentazioni di Mara Chemini


Gli approdi dell'intuizione, a cui le potenti imbarcazioni della ragione non riescono ad attraccare, sono sabbiosi, cangianti, franosi. Fragile, lo scoglio di queste rive è frangibile e friabile. Se anche volessimo stabilire una posizione per gettare le fondamenta di un molo, nessuna bitta potrebbe essere fissabile... Con un orizzonte tanto mutabile, allo stesso modo, sarebbe comunque vano ed impossibile invertire la rotta. Occorre navigare a vista, esplorando le continue trasformazioni della costa, osservando stupiti le metamorfosi del paesaggio, rispetto alle indicazioni ormai obsolete delle carte nautiche a nostra disposizione.
La facoltà dell'immaginazione ci guida, paradossalmente, tra le correnti della realtà. Così conosciamo il mondo: nell'applicazione giocosa di strumenti improvvisati, nella creativa immedesimazione in dinamiche perennemente correttive ed evolutive. Percepiamo il nostro corpo e la società: abbozzando, attraverso pretesti, il congiungimento di noi alla componente biologica o relazionale.
L'appiglio di appoggio per ogni nostra operazione, una volta utilizzato, si ripresenta come residuo. Possiamo decidere se gettarlo a mare, o se riutilizzarlo come un'ancora per incanalare, intorno ad esso, le energie per la creazione di una nuova disciplina. Conseguentemente alla nostra scelta, l'oggetto sarà ammirabile in lontananza, nella completezza della propria maturata inutilità. Oppure rappresenterà soltanto l'occasione per continuare ad imparare, leggendo l'universo nelle pieghe di ogni momentanea mancanza ed imperfezione... La scorza della natura sarà sempre intaccabile dalla forza dell'inventiva. Si riformuleranno i nostri tratti su diversi piani, in una finzione necessaria alla comprensione dell'interiorità. La quotidianità si rinnoverà su un disegno inedito: schizzo per un progetto di superiore qualità.

Ivan Fassio


Mara Chemini (MARAKE), Pezzi di Me



Mara Chemini (MARAKE), Momenti Residui

lunedì 3 febbraio 2014

Degli Inferi e del Creato

Nei dedali della creazione, arriva, prima o poi, il momento in cui ci si trova al cospetto dell’assoluto. Tremanti, ubbidiamo: la nostra paura è questa libertà. Un’estasi della necessità incanala nell'oggettivazione ogni testo, immagine, suono – e il labirinto si apre. Non possiamo essere diversi, perché diventiamo ciò che siamo. Sublimando ad arte l’esistenza, condensiamo su marmo, tela, carta, voce: siamo percorsi, condotti, composti.
Allo stesso modo, la natura adempie alle sue regole. Nascita e crescita si susseguono. Una catena stretta di magmi, rocce, terre, piante, bestie, uomo, in cui l’essenza continua a tramare. Acque e sali, cieli e nubi: l’avvenire si svolge al presente, insieme al passato.  È un peccato che il tempo sia appositamente arrotolato, in modo che possiamo percepirne una spira soltanto, di volta in volta. A sua somiglianza, siamo ripiegati e non ci conosciamo. Dall'esperienza derivata per ogni nostra invenzione, intuiamo che un giorno noi stessi saremo forzati, come uno scrigno. L’attimo, in cui lo spazio sarà dipanato e in cui noi saremo risolti, sarà il giorno in cui il mondo sarà creato. Avremo coscienza del contenuto di tutte le azioni, di sensazioni e intenzioni passate e future, per ogni vivente, da sempre, in nostra presenza o assenza. Allora, solo allora, se non sapremo perdonarci, inizieremo a vivere l’inferno…
Ivan Fassio

Andrea Chidichimo, Noè prega Dio, olio su dibond
Andrea Chidichimo, Uomo scartato da Noè, olio su dibond

Andrea Chidichimo, Becco di Animale scartato da Noè, olio e fuliggine su masonite



sabato 1 febbraio 2014

Una Passeggiata a Ritroso: dalla Performance ad un'Etimologia dell'Arte


Legandosi strettamente ad interventi sul territorio ed alla particolarità di posizioni ed occasioni, scultura, pittura e fotografia hanno ampliato il loro raggio d'azione. La necessaria documentazione di pretesti progettuali o itinerari, in questo senso, si è nutrita di mappe, banche dati, immagini, resoconti, video: risultati intermedi – fruibili, tuttavia, a livello estetico, intellettuale e relazionale. La performance art è diventata, talvolta, atto privilegiato per la formulazione iniziale di operazioni su specifici settori della percezione, del sapere, della società. In quanto espressione nata intorno all'esigenza di distacco dal mercato e di affrancamento dalla concezione di opera come prodotto finito, essa ha saputo ispirare come linfa purificata gli altri aspetti della contemporaneità.
Esercizi di durata variabile in contesti paesaggistici e naturali, piuttosto che in situazioni interne a sistemi chiusi, possono comprendere la partecipazione umana o contemplare semplicemente l'osservazione oggettiva di un fenomeno generato a distanza, meccanicamente o scientificamente. L'obiettivo è sempre, ad ogni modo, la convalida della relazione tra uomo e ambiente come fatto creativo inevitabile, intimo e primitivo, privato di implicazioni volontaristiche o di mediazioni artificiose.
Fissato in provvisorietà oggettuale, il ritorno alle radici dei concetti informanti dell'arte sarà scrutabile in sospensione illuminante. Le categorie saranno ancora lette secondo i loro originari contenuti: estetica come rapporto con i sensi, teatro nell'accezione di impressione visiva, poetica nel senso di matrice creativa totale, simbolo inteso nella condivisione comunitaria di un insieme di segni. L'etimologia rappresenterà il movente performativo di attualizzazione per ogni opera rielaborata e riproposta in arte: secondo intuizione e tecnica, talento e mestiere.



Ivan Fassio