per
la Mostra “Spiegare Pieghe...” di Laura Ambrosi
Nell'ambito
dell'intervento di riqualificazione dell'ex Stireria della Certosa
Reale di Collegno progettato dall'architetto Antonio Besso Marcheis,
la mostra personale “Spiegare Pieghe / Stendere Tende” di Laura
Ambrosi si presenta con marcate e autentiche caratteristiche
site-specific. Concepita come un'esperienza antologica, che possa
gettare una nuova luce sull'intera produzione dell'artista,
l'esposizione si è trovata immediatamente in dialogo spontaneo con
l'ambiente circostante. La
Stireria è adiacente al complesso architettonico in cui è stato
realizzato il restauro dell'edificio della
“Lavanderia a Vapore”, con il successivo allestimento del Centro
Coreografico Internazionale, oggi sede del Balletto Teatro Torino.
L'operazione rappresenta emblematicamente il punto di incontro tra
una strategia basata sull'aderenza all'originario stile di matrice
eclettica e l'inserimento in chiave contemporanea di nuovi impianti
tecnologici,
secondo
un principio di reversibilità e flessibilità equilibrate.
La
Certosa Reale di Collegno nasce come monastero,
commissionato
nel 1641
da
Cristina
di Francia,
reggente di Savoia, sul modello della Grande Chartreuse
di
Grenoble.
Nel corso dell'Ottocento, la costruzione di vasti padiglioni disposti
a pettine ha progressivamente trasformato la Certosa in una delle più
grandi strutture psichiatriche d'Italia.
Un luogo così denso di stratificazioni e sedimentazioni accoglie
agevolmente gli intrecci di tradizione e contemporaneità ideati da
Laura
Ambrosi.
Insistendo
su installazioni luminose in metacrilato e neon, la pratica estetica
dell'artista contamina con intuitiva leggerezza tecniche e linguaggi:
figurazione, decorazione, design, scultura e fotografia. Nella parola
poetica – sempre presente
in nuce
–, nel pretesto verbale comunicativo e nell'introspezione indagata
o suggerita vivono le controparti concettuali del costante lavorìo
di intarsio e dell'intelligente reperimento di objets
trouvés
e ready
made.
Consistenze
contraddittorie, in bilico tra concretezza dei materiali e straniante
levità percettiva, si arricchiscono di ricami e rivelano, in
controluce, intensi spaccati di vissuto: il momento della creazione e
la consuetudine di gesti arcaici o intimi.
L'oblio
liberatorio, derivante dalla perpetrata ripetizione di atti assunti e
assimilati, emerge come simbolo di una riflessione assoluta. La forza
della meditazione è conquistata nella corporeità della passione
sincera e distaccata per l'ideazione e la riproduzione del segno, per
il recupero della memoria, per la formulazione di una
testimonianza...
In
un'ambientazione un tempo segnata da sofferenze e duro lavoro, il
gioco si insinua come soluzione purificante. Un'asse da stiro,
vettore e via di fuga, ci indica il cammino: un grembiule dismesso ci
ricorda il suo destino. Il dondolio lento di un'altalena ci trasporta
nel luogo in cui i sensi combaciano: accensione della pronuncia,
ascolto della prospettiva, origine del canto, visione del contatto! I
tessuti simulati, i pizzi e i merletti, i gomitoli al calor bianco,
svuotati da ogni referente utilitaristico, inscenano, tramite sinuose
luminescenze neon, un teatro silenzioso e sospeso, una flessione
danzante cristallizzata, un polveroso e magico archivio di messaggi
ancora taciuti o non recapitati.
Movimento
e staticità: biblioteca sterminata, capace di contenere azione
scenica e verbalizzazione, fermo immagine e immediatezza di
condivisione, scatto e rielaborazione, scrittura e descrizione! Al di
là delle apparenze – conquistate e dissimulate, sottomesse e
rinnegate –, il linguaggio continua a significare. Le parole, sotto
un'incantata coltre escogitata dall'umano, iniziano a sognare...
Ivan
Fassio
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Laura Ambrosi |