L'Atelier
Sospeso
a
cura di Ivan Fassio
Benedetto
Bonaffini, Elisa Camurati, Vanessa Depetris, Romina Di Forti,
Cecilia
Gattullo, Tiziana Inversi, Alessandra Nunziante, Beatrice Sacco
Inaugurazione
giovedì 30 marzo dalle 18.00
presso Il
Circolo Virtuoso
via San
Secondo, 66 – 10128 Torino
fino al 13
aprile 2017 – dal martedì al sabato 16,30 – 22,00
Beatrice Sacco, Lost and Wasted, per L'Atelier Sospeso |
Cecilia
Gattullo
Un
dittico segna, ai nostri giorni, una scissione: non è più pala
d'altare, né tavola per iscrivere qualche memorabile celebrazione.
Ecco l'uomo ritornato al vortice ciclico, inevitabile, della
creazione. Il romantico tormento reso da ventosa perturbazione,
tempesta scrosciante sulla selva, sulla tela, sull'arruffato prato.
La ruota d'un occhio chiuso segna le macchie del solco strozzato. Giù
nella stretta della vista, tesa ogni palpebra dei sensi ormai
spossati, la presa d'aria è serrata in bianco e nero. Resta rosso il
pulsare, sotto, dell'arteria.
Benedetto
Bonaffini
La
collettività generalmente esprime, nelle proprie strutture, tutta la
malinconia del tramonto. L'occidente, vago eppur tremendo. Talvolta,
invece, emergono, dall'urbano scenario, i colori chiari dell'alba,
per candido abbandono; i profumi della sera, ché gli abitanti
cittadini rimpiangono le distese di lavanda degli atavici giardini;
la notte blu, dove un balcone acceso reclama l'assenza d'un amore. Su
pannelli, fogli, manifesti, si riversano, nel pubblico spazio
dedicato, le emozioni delicate di ogni senso, intime private, come un
cemento rigettate: tiepido.
Beatrice
Sacco
Comporre,
infine, un libro della storia, chiudendolo per sempre. Ecco la
scrittura fisica incisa, bifronte. L'impronta ed il rilievo, in
negativo, dove non riconoscere l'autore, ma il polso, la mano di un
agente scisso, interrotto talvolta per comando superiore, frantumato
in ascesa discesa ad inferi, ai cieli chiari. Lui-lei, sul triclinio
adagiati per l'eterno, in dorata assuefazione dipendenza. In altri
luoghi, dell'anima e del mondo, un demiurgo ordina i caratteri del
viso, magia della matrice che rimane stretta, resta in ombra, nel
destino si modella.
Alessandra
Nunziante
Il
volo è forza e velocità. Per la partenza, per la sostanza, la
durata e capacità. La musica, al di là della composizione, esprime,
allo stesso modo, un percorso, una strada – mai univoco oggetto, né
monologo – dove energie sotterranee, subacquee, contemporanee,
emergono con un'urgenza elettrica, per innovazione tecnologica,
socio-relazionale, utilitaristica. Evoluzione compie rivoluzione da
sempre industriale operosa. Il risultato si concretizza come perla,
diamante, gioiello. Mongolfiera e dirigibile, sommergibile e
silurante si equivalgono, nella costantemente nuova armonia dettata
dall'umano. Un tempo, erano scale per scendere e salire, legno per
galleggiare, cielo stellato da sognare quale infinito modello.
Tiziana
Inversi
Un
sentiero si spinge sempre oltre, al di là di ogni volontà dei
viaggiatori. È la storia del linguaggio, che ci sopraffà. Nomadi
per destino e passeggeri, imbocchiamo quella via, anche se la
sappiamo infinita, per intuizione, per definizione, per sentito dire.
Talvolta, ci correggiamo, ormai dipendenti o sconfitti dalle
consuetudini. Un ritocco può dare un tono di calore al nostro
panorama. Infine, dipingiamo la traccia che, di volta in volta,
lasciamo su un paesaggio sterminato. Il passo che ritraiamo per
vederci chiaro, per aggiungere punti e strutture, legna al nostro
fuoco, alla mira: prospettiva e risoluzione.
Romina
Di Forti
La
bocca, non soltanto, ci dichiara. Espressione nitida è definitiva
conseguenza di grammatiche e, ancora, di sintassi. Ecco formarsi il
linguaggio, in costruzione naturale, da saliva gusto urgenza aiuto
fauci. La cifra da deglutire sono le spine del roveto che si
affaccia, insidioso, al nostro sguardo. L'occhio vuole la sua parte,
curioso viziato e possessivo, infante. Contemporaneamente, il tatto
indugia su una superficie che tanto amalgama, e la luce ci lascia un
sentore che taglia tutti i sensi, fin giù all'olfatto. Un petalo a
segnalibro della lettura dell'universo tutto, tondo, per la vista
nuova, a memoria della mente.
Vanessa
Depetris
Si
lava, si asciuga e si cicatrizza la ferita. A strati, la benda
attivamente si identifica come protesi del verbo, di variabilità
linguistica celata – del cambiamento, infine. Si stende, si
arrotola, talvolta si mummifica, la vita. È il tempo che ci impone
una verifica, a posteriori, dell'esito espressivo. Siamo certo forti,
dalla nostra, di poter sfruttare ogni vettore di energia, farci
trasportare: nell'esperimento, nell'osservazione; nella trita,
finanche, quotidianità. L'opera è finita quando si concreta e
passa, nell'ambito dei secoli, per l'utilità che sia. Il suo alone
vola tra i mortali. È a metà, da sempre, questo quadro, quando
costruiamo. Noi, umani, battezziamo: il resto è storia.
Elisa
Camurati
Poeticamente
l'universo si de-finisce, seguendo modalità linguistiche di
sospensione, stimolo e gestazione, lenta sedimentazione. Così
accediamo alla conoscenza tramite un gioco di frammenti, ricomponendo
lo specchio rotto della nostra identità. Tutto è qui, risoluto
sempre e immediatamente a sprazzi brevi, fulmini che abbattono le
colonne dell'abitudine, dove a uno spazio corrisponde un tempo
chiaro, puntuale. Le foglie leggiadre, della finzione corinzia,
fioriscono intorno al vaso che contiene tale sofferenza, questo
dolore: frequenza metrica di sensazioni quasi esatte. Noi non siamo.