martedì 2 dicembre 2014

Paolo Lupo alias Demian. La Figura Illuminata

Dar Luce alla Luce


Il relitto trascinato da corrente
È fiume e altro e niente:
Effetto spaziale, assimilato
Flusso.
Viviamo: inabissati in parte
Come artistiche dispersioni
Residuali.
Abbiamo
Oggetti elevati in dimensioni
Di superficie, forma e figurazione:
Specificità tattili, percezioni duali,
Linguistici concettuali,
Sensitivi tutti.
Dove piste, facce, letti,
Piogge, macchie, liste
Si amalgamano e staccano
Covano e schiudono,
Appariamo noi in prospettiva:
Illuminati estranei
Scissi tastieristi d'organi
Universali
Confezioni di energie
Avanzati pasti in lampadina
Candele per utili decomposizioni
Rimasti resti di soluzioni labili
Involucri gracili.
i.f.


Catturare, allo stesso tempo, il soggetto e il suo travaglio: gli accenni di tutto il tempo passato e il mistero della nascita, l'enigma del divenire. È il compito del ritrattista, la battaglia dell'artista.
La pratica estetica, continuamente, fa immagini: nella scrittura, nella musica, nella pittura. Questa creazione non ha nulla a che fare con fantasia o ricordi, con determinazioni necessariamente sensibili. Al contrario, la figura può essere intesa e percepita nella nudità di un concetto, nel sentore di una predizione, nella purezza di un contenuto, nel funzionamento di una formula: è la rappresentazione che rimane impressa nelle profondità encefaliche, che solca il nostro inconscio. La fotografia, in quanto trascrizione della luce, ci dà sempre a priori un'illusione di verità, richiedendoci una sospensione dell'incredulità. Sebbene non possa essere definita in termini di verosimiglianza, poiché ogni scatto presuppone una scelta di inquadrature e sottintende un punto di vista, essa richiede un assenso preventivo. I dipinti, nel corso del secolo, ne hanno succhiato l'illuminazione, assimilato la definizione.
Scritture scintillanti, somiglianti a materia clorofilliana, le pitture di Paolo Lupo in arte Demian sono struttura e contorno, in cui la figura, illuminata, garantisce un posto ad ogni colore. Tratti curvi, morbidi o violenti, introducono uno stampo di matrice tattile, la percezione dei polpastrelli su una foglia sensibile... Da una parte, queste linee contengono modalità e funzionalità differenti e stranianti del colore, dall'altra, si elevano allo stato di elementi autonomi, superfici, volumi delimitanti: sono involucri, scatole, masse corporee. Il tratto trattenuto insiste ossessivamente sull'inganno percettivo dell'apparenza umana. I rapporti cromatici, arbitrari, eccedono sul versante espressivo, includendo l'emozione nell'area della tela.
Come un relitto trascinato da un fiume bianco, tra gorghi e scogliere, lo spazio restringe e trattiene l'espansione illimitata delle tinte, in modo tale che questa risulti sospinta o accelerata, sommersa o recuperata. Lo sfondo è paragonabile a una campitura omogenea e fluida nella sua unità. In primo piano, i segni ignorano ogni geometricità: il quadro diviene aereo, e tenta il raggiungimento di un massimo di luce fissata nell'eternità di un tempo e di uno spazio monocromi: cromotopìa, cromocronìa... Il contorno, così, non è quello della Figura, ma trova la dimensione di elemento autonomo, determinato dall'impressione estraniata di ogni fenomeno. La dea che ammiriamo, di volta in volta, giustifica il distacco graduale da ogni immanenza, in produzione seriale di umane formulazione, in processo continuo di liberazione. È il colore a fornire luminosità: maieutica della luce in un percorso di intuizioni progressive, in cui lo stile è generato dalla coscienza della finitezza della nostra consueta percezione.

Ivan Fassio

"Katy" 70 x 100 (Matita, inchiostri, Acquerello su carta) 2013 Paolo Lupo

giovedì 23 ottobre 2014

Tentazioni Matrimoniali


a Davide Bonaiti

Che cosa succede ogni volta che un atteggiamento quotidiano passa attraverso il filtro di una cerimonia? Dalla situazione formale emergono spontaneamente comportamenti personali ed abitudinari, naturali e istintivi. Queste espressioni di sé possono essere imbarazzanti per chi involontariamente le esterna, oppure giustificate da un inconscio accordo tra tutti i partecipanti. In questo caso, potremmo cercare di imporre alla situazione una maschera che ne renda grottesco l’insieme, o che ne estragga un elemento pittoresco, grazioso, commovente o poetico. Nel ricordo, vorremmo giungere alla scomparsa di tutto il complesso percepibile, all’inevitabile e discolpata rinuncia di fronte alla possibilità di mantenere il rigore richiesto. Ci riusciremo. La causa di questo contrasto ci insegnerà, tuttavia, il linguaggio del paradosso, dal quale – nostro malgrado – non troveremo mai via d’uscita.
Davide Bonaiti ha fermato, nei due scatti presentati in “Tentazioni Matrimoniali”, il momento della perdita d’equilibrio tra contegno e desiderio, tra misuratezza e abbandono alla seduzione. In questi attimi, appariamo come marionette – comandati e, allo stesso tempo, rigidi come manichini. La fissità della statua e lo sguardo gaudente del possesso e del compiacimento si compenetrano, lasciandoci in balìa del disagio futuro.
Ivan Fassio

Davide Bonaiti, Tentazioni Matrimoniali

mercoledì 1 ottobre 2014

Cinque Fasi Poetiche

Pintapiuma, Prima Fase

Sulle Cinque Fasi di Pintapiuma

La realtà è sempre verosimile
La verità questione personale:
Tutto è vissuto in pesantezza ciclica globale,
Uscire da un affare per rientrare, per cambiare:
Perennemente in assenza di visione autentica.

Come questione vitale, nella fuga dal sistema,
Compare l'imparziale insurrezione:
Smascherare la viltà dell'intima espressione
Cogliendo di ogni fase l'essenziale.

Per uscire da posizione soggettiva
Ed attingere dai segni in onestà,
La natura esistenziale, dei sogni la beltà
Farà colare il necessario residuale
Affinché il colore consumi nell'umano
Con amore, conoscenza e libertà.

Ivan Fassio

Pintapiuma, Quarta Fase



mercoledì 17 settembre 2014

Inaugurazioni Combinatorie

a Pintapiuma

Niente di meglio ci sarebbe: un'inaugurazione! Affinché rimanga sveglio: l'estro di popoli in miseria, annichiliti dal potere, da sistemiche omissioni. Le disattenzioni della gente, sanate e ricolmate, morte saranno, consacrate all'occasione. Una volta l'anno? Arbitrariamente, più volte ogni stagione: a benedire spazi vuoti, neutri, in progressione. È prima fase espositiva: necessaria secessione. Al secondo punto fermo sta la moda, l'affezione. Si sale al terzo piano con lo studio, riflessione. Un quarto stadio gonfia gli occhi: commozione e volontà. Il quinto cerchio è amore: conoscenza e libertà, l'abluzione dell'infante. Erede del linguaggio, futuro svincolante – il nuovo vento bussa piano alla tua carne, concepito in astrazione, incubato in esperienza: fede, sangue, scienza...

Ivan Fassio

Pintapiuma, La Quinta Fase

martedì 16 settembre 2014

Quasi Monocromo

Nel lontano 1983, Claudio Ruggieri, alias Pintapiuma, era ancora un pittore. Credo che volesse, nel momento di completa maturazione tecnica ed espressiva, rendere cieca ogni opera, negare ogni possibilità di rappresentazione, coprire ogni immagine con la spessa e pesante sostanza dell'esistenza, con la nascosta essenza del sangue.
“Come ogni colore sopravvive privato di qualità in un barattolo, così la nostra linfa vitale vive in un involucro occultante”: questo può pensare l'incredulo spettatore di fronte ai quadri sporchi. Veri e propri dipinti, questi oli emanano, sotto l'apparenza del quasi monocromo, un'impressione di dubbio, un perturbante e fascinoso fremito d'incertezza: il grigio superficiale ed uniforme può contenere, percepibili sensibilmente ad un attento osservatore, tutti i colori dell'iride? Una logica risposta non c'è. È un sentore, che giunge a noi dagli abissi della vista – dalle profondità degli affetti e della memoria –, a farci sospirare: sì...



Ivan Fassio

Pintapiuma, Io sono il Deserto

lunedì 28 aprile 2014

Iperboreo

Per la mostra "VEDO LA LUCE. Sculture Luminose per un'Europa Illuminata"

Europa:
da eu-rope, "ben irrigata"
da (eurus), "ampio" e ōp "occhio", con significato di "ampio sguardo"
In mitologia:
madre di Minosse, rapita da Zeus trasformato in toro bianco


A Nord di Creta, sopra il mare, sta l'Europa: in questa mappa distesa, con gli occhi rivolti alle stelle, in questa zona mentale che brama. Irrazionale porzione irrigata, di fiumi e di laghi si nutre ed incide. Sguardo di luna cingente, ampio: piena e calante, sa orbitare rette piovose e – avanti – nevose, più a settentrione. Il carro del sole salente è intuizione apollinea, il controcanto dell'ebbro agognare. Accoglie un toro le spoglie d'amore, su spalle ribelli, accarezza le guance di spiaggia: così, viene Dio a rispecchiarsi su tiepide schiume o su lucida onda, in quieto vagare.
Più tardi, abitata – non più immaginata –, la terra avrà carmi di guerra, ratti barbarici, campi di sale, sangue di sete. Accorrete, accorrete! Al pozzo di luce, al pianto di madre per parti dedalici, labirintici scarti. L'Impero, sedotto più volte da manie di ventura, si riaccenderà... per definizione, in ginocchio, da secoli scettico sul miracolo assurdo: la libertà. I popoli insorti si rinserreranno, credendo e cadendo, unici e statici. Di qui, la fame energetica, carboni meccanici, locomotive: uno spruzzo d'America! Non più pregare e vangare, saper inventare, ma l'accumulo del gonfio spettacolo, l'industria tronfia di plastiche inutili. L'unità necessaria come sinistro ricatto, l'economia del riscatto. Ora, gli astri – che un giovane uomo mirava per impossibile calcolo – son dodici e più, in fievole aumento: resta quel lume da scogli lontani, a rischiarare l'inesplorato sognato.


Ivan Fassio

Jean-Paul Charles, lightbox, 2014
Ennio Bertrand, My Cup of Tea

Enrico Tommaso De Paris, biolandscape #026

sabato 5 aprile 2014

Il Corpo del Concetto

Nelle parole di Ennio Onnis

L'arte e la poesia abitano un interstizio encefalico, uno spazio della corteccia, in cui la tela della rappresentazione è costantemente lacerata. Ciò non significa che le situazioni non si formulino, che le storie non si producano, che le scenografie non si arredino. Al contrario, quel divario lascia trapelare concretamente ogni effigie, come se fosse condensata dal respiro dell'autore, forgiata dalle fauci infuocate della storia o liberata da una coscienza vacillante.
La risoluzione delle immagini si impone nitidamente, come a seguito di un devastante colpo, di un atto di violenza rivelata, di uno smascheramento sacrificale. I tempi sono tragici: la parola li ascolta e inscena.
Come ignorata da ogni altro dominio della realtà, la fine imminente è qui colta ed esorcizzata, schernita e oggettivata, simbolizzata. Nella nave del mondo, pesante di vita e alleggerita dalle forze gravitazionali, ci dibattiamo inermi e colpevoli: la pietà è morta, strangolata dalle nostre stesse mani, invalidata dall'impalpabile mostro globale che abbiamo generato.
I numeri, logiche fondamenta, non obbediscono ad alcuna regola: dal terrore economico tutte le certezze sono sgretolate. Allo stesso modo, ogni processo razionale è bloccato sul baratro in una statica e perturbante vertigine.
La quotidianità ritorna nei nostri pensieri sotto forma di risata straniante, di guizzo scanzonato, a riportare una pace sospesa, ironica e liberatoria. È una distrazione necessaria, talvolta involontaria, che si oppone alla maledizione del presente.
Dall'artificiale stato in cui viviamo, la realtà è mutata in divoratrice d'esistenze: attraversiamo trasfigurazioni mistiche durante il nostro viaggio siderale, evaporazioni e sublimazioni animose e animali.
Il fiato della coscienza è danneggiato, in ogni dove. Ennio Onnis ne è consapevole: ha inventato il luogo in cui attingere l'autentica adesione tra concetto e concrezione, il contratto fondatore che unisce spirito e carne. Mistero tremendo e fascinoso, in equilibrio tra filosofia e religione, la macchina che ci macina deve essere scomposta in qualche area della mente, affinché la notizia dello smantellamento ideale giunga agli altri uomini. La pala del mulino gira lenta, inesorabile, alla periferia di un'ipnotica città: discarica o archivio di tecnologie sempre più residuali. Noi siamo pronti a batterci, cavallerescamente, con immaginazione, invenzione e inedite fabbricazioni cerebrali...


Ivan Fassio

Ennio Onnis, Città