mercoledì 1 ottobre 2014

Cinque Fasi Poetiche

Pintapiuma, Prima Fase

Sulle Cinque Fasi di Pintapiuma

La realtà è sempre verosimile
La verità questione personale:
Tutto è vissuto in pesantezza ciclica globale,
Uscire da un affare per rientrare, per cambiare:
Perennemente in assenza di visione autentica.

Come questione vitale, nella fuga dal sistema,
Compare l'imparziale insurrezione:
Smascherare la viltà dell'intima espressione
Cogliendo di ogni fase l'essenziale.

Per uscire da posizione soggettiva
Ed attingere dai segni in onestà,
La natura esistenziale, dei sogni la beltà
Farà colare il necessario residuale
Affinché il colore consumi nell'umano
Con amore, conoscenza e libertà.

Ivan Fassio

Pintapiuma, Quarta Fase



mercoledì 17 settembre 2014

Inaugurazioni Combinatorie

a Pintapiuma

Niente di meglio ci sarebbe: un'inaugurazione! Affinché rimanga sveglio: l'estro di popoli in miseria, annichiliti dal potere, da sistemiche omissioni. Le disattenzioni della gente, sanate e ricolmate, morte saranno, consacrate all'occasione. Una volta l'anno? Arbitrariamente, più volte ogni stagione: a benedire spazi vuoti, neutri, in progressione. È prima fase espositiva: necessaria secessione. Al secondo punto fermo sta la moda, l'affezione. Si sale al terzo piano con lo studio, riflessione. Un quarto stadio gonfia gli occhi: commozione e volontà. Il quinto cerchio è amore: conoscenza e libertà, l'abluzione dell'infante. Erede del linguaggio, futuro svincolante – il nuovo vento bussa piano alla tua carne, concepito in astrazione, incubato in esperienza: fede, sangue, scienza...

Ivan Fassio

Pintapiuma, La Quinta Fase

martedì 16 settembre 2014

Quasi Monocromo

Nel lontano 1983, Claudio Ruggieri, alias Pintapiuma, era ancora un pittore. Credo che volesse, nel momento di completa maturazione tecnica ed espressiva, rendere cieca ogni opera, negare ogni possibilità di rappresentazione, coprire ogni immagine con la spessa e pesante sostanza dell'esistenza, con la nascosta essenza del sangue.
“Come ogni colore sopravvive privato di qualità in un barattolo, così la nostra linfa vitale vive in un involucro occultante”: questo può pensare l'incredulo spettatore di fronte ai quadri sporchi. Veri e propri dipinti, questi oli emanano, sotto l'apparenza del quasi monocromo, un'impressione di dubbio, un perturbante e fascinoso fremito d'incertezza: il grigio superficiale ed uniforme può contenere, percepibili sensibilmente ad un attento osservatore, tutti i colori dell'iride? Una logica risposta non c'è. È un sentore, che giunge a noi dagli abissi della vista – dalle profondità degli affetti e della memoria –, a farci sospirare: sì...



Ivan Fassio

Pintapiuma, Io sono il Deserto

lunedì 28 aprile 2014

Iperboreo

Per la mostra "VEDO LA LUCE. Sculture Luminose per un'Europa Illuminata"

Europa:
da eu-rope, "ben irrigata"
da (eurus), "ampio" e ōp "occhio", con significato di "ampio sguardo"
In mitologia:
madre di Minosse, rapita da Zeus trasformato in toro bianco


A Nord di Creta, sopra il mare, sta l'Europa: in questa mappa distesa, con gli occhi rivolti alle stelle, in questa zona mentale che brama. Irrazionale porzione irrigata, di fiumi e di laghi si nutre ed incide. Sguardo di luna cingente, ampio: piena e calante, sa orbitare rette piovose e – avanti – nevose, più a settentrione. Il carro del sole salente è intuizione apollinea, il controcanto dell'ebbro agognare. Accoglie un toro le spoglie d'amore, su spalle ribelli, accarezza le guance di spiaggia: così, viene Dio a rispecchiarsi su tiepide schiume o su lucida onda, in quieto vagare.
Più tardi, abitata – non più immaginata –, la terra avrà carmi di guerra, ratti barbarici, campi di sale, sangue di sete. Accorrete, accorrete! Al pozzo di luce, al pianto di madre per parti dedalici, labirintici scarti. L'Impero, sedotto più volte da manie di ventura, si riaccenderà... per definizione, in ginocchio, da secoli scettico sul miracolo assurdo: la libertà. I popoli insorti si rinserreranno, credendo e cadendo, unici e statici. Di qui, la fame energetica, carboni meccanici, locomotive: uno spruzzo d'America! Non più pregare e vangare, saper inventare, ma l'accumulo del gonfio spettacolo, l'industria tronfia di plastiche inutili. L'unità necessaria come sinistro ricatto, l'economia del riscatto. Ora, gli astri – che un giovane uomo mirava per impossibile calcolo – son dodici e più, in fievole aumento: resta quel lume da scogli lontani, a rischiarare l'inesplorato sognato.


Ivan Fassio

Jean-Paul Charles, lightbox, 2014
Ennio Bertrand, My Cup of Tea

Enrico Tommaso De Paris, biolandscape #026

sabato 5 aprile 2014

Il Corpo del Concetto

Nelle parole di Ennio Onnis

L'arte e la poesia abitano un interstizio encefalico, uno spazio della corteccia, in cui la tela della rappresentazione è costantemente lacerata. Ciò non significa che le situazioni non si formulino, che le storie non si producano, che le scenografie non si arredino. Al contrario, quel divario lascia trapelare concretamente ogni effigie, come se fosse condensata dal respiro dell'autore, forgiata dalle fauci infuocate della storia o liberata da una coscienza vacillante.
La risoluzione delle immagini si impone nitidamente, come a seguito di un devastante colpo, di un atto di violenza rivelata, di uno smascheramento sacrificale. I tempi sono tragici: la parola li ascolta e inscena.
Come ignorata da ogni altro dominio della realtà, la fine imminente è qui colta ed esorcizzata, schernita e oggettivata, simbolizzata. Nella nave del mondo, pesante di vita e alleggerita dalle forze gravitazionali, ci dibattiamo inermi e colpevoli: la pietà è morta, strangolata dalle nostre stesse mani, invalidata dall'impalpabile mostro globale che abbiamo generato.
I numeri, logiche fondamenta, non obbediscono ad alcuna regola: dal terrore economico tutte le certezze sono sgretolate. Allo stesso modo, ogni processo razionale è bloccato sul baratro in una statica e perturbante vertigine.
La quotidianità ritorna nei nostri pensieri sotto forma di risata straniante, di guizzo scanzonato, a riportare una pace sospesa, ironica e liberatoria. È una distrazione necessaria, talvolta involontaria, che si oppone alla maledizione del presente.
Dall'artificiale stato in cui viviamo, la realtà è mutata in divoratrice d'esistenze: attraversiamo trasfigurazioni mistiche durante il nostro viaggio siderale, evaporazioni e sublimazioni animose e animali.
Il fiato della coscienza è danneggiato, in ogni dove. Ennio Onnis ne è consapevole: ha inventato il luogo in cui attingere l'autentica adesione tra concetto e concrezione, il contratto fondatore che unisce spirito e carne. Mistero tremendo e fascinoso, in equilibrio tra filosofia e religione, la macchina che ci macina deve essere scomposta in qualche area della mente, affinché la notizia dello smantellamento ideale giunga agli altri uomini. La pala del mulino gira lenta, inesorabile, alla periferia di un'ipnotica città: discarica o archivio di tecnologie sempre più residuali. Noi siamo pronti a batterci, cavallerescamente, con immaginazione, invenzione e inedite fabbricazioni cerebrali...


Ivan Fassio

Ennio Onnis, Città

Le Cose da Fare, le Cose da Dire

Inventiamola finalmente
Questa letteratura cestinata
Questa scrittura da pattumiera:
La poesia scartata, invalidata
L'aforisma annullato, sbagliato
Imbarazzato!


Ivan Fassio

Ennio Onnis, olio su tavola, 2013

Orale Solare

La testa ottusa e il silenzio del piombo per ogni occasione mancata: la letteratura defecata, illusa, invadente, scorretta, falsa, deficiente, tarata, scarsa, ignorata, ignorante, inadeguata, sorridente, inebetita, imbarazzante... La vita che odora, il sacrificio solare, l'anima pura...

Ennio Onnis, olio su tavola, 2010