mercoledì 24 agosto 2011

Padiglione Italia 2011. Quale orizzonte plausibile?


Sarà possibile – per lo spettatore del Padiglione Italia – ritrovare una sorta di percorso, una residuale traccia di volontà di scelte ed accostamenti?

Piero Guccione - "Luna Mattutina" - 2009/10 - Olio su tela -150 X 98 - photo Arthemisia


Al di là delle inevitabili provocazioni spettacolari e della sequela di rimostranze degli ultimi giorni, occorrerebbe tentare di individuare indizi per eventuali letture critiche o, almeno, alcune ricorrenti caratteristiche tra le opere presenti al Padiglione Italia della 54ma Biennale di Venezia.
Una parte del comitato di critici si è dimessa dopo la conferenza stampa del 5 maggio e anche un gruppo degli artisti invitati sta lasciando la Biennale: Alfredo Pirri, Marco Tirelli, Rossella Biscotti e molti altri. Negli ultimi giorni, Luigi Serafini, il creatore del Codex Seraphinianus, per cui Sgarbi aveva già scritto importanti testi, si è ritirato definendo “berlusconiana” la cura del Padiglione.
Nella conferenza di presentazione, Vittorio Sgarbi citava Non chiederci la parola di Montale e gli Esercizi di Ammirazione di Emil Cioran, insistendo sulla linea del progetto L'Arte non è Cosa Nostra: disinteressata e aperta a suggestioni di vario genere, slegata dall'istituzionale apparato della critica d'arte. In questo inizio secolo, considerando le citazioni di Sgarbi, il mondo dell'arte sembrerebbe incapace di precise scelte e sarebbe inscrivibile nella chiusa montaliana “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Allo stesso modo, la scelta di criteri e parametri sarebbe delegabile ad intellettuali di diversa formazione, dai quali lo spettatore potrebbe trovare nuova linfa per un diverso approccio. In un'intervista di pochi giorni fa, Luca Beatrice lodava l'atteggiamento da neofita che Sgarbi – così legato all'idea di contemporaneità come categoria atemporale, subordinata ai concetti di fruibilità e comunicazione – potrebbe concedersi nei confronti dell'arte.
Partendo da queste premesse, molti si sarebbero aspettati un criterio di scelta che privilegiasse un approccio figurativo all'espressione artistica rispetto ad un approccio informale o performativo. In effetti, prescindendo dal numero di invitati che continua ad aumentare e a coinvolgere esponenti delle più svariate tendenze, i nomi di personaggi legati o assimilabili alle grandi esperienze avanguardistiche del Novecento mantengono una corposa presenza. Potremo osservare, in questo senso, il “Classicismo tradito” di Nicola Samorì, nella sua caratterizzante tensione tra tecnica pittorica e struttura formale. Enzo Cucchi presenterà dei disegni inediti. Avremo a che fare, ancora, con un'arte della riappropriazione del mito, dagli stretti legami con letteratura e poesia, tesa tra intensità figurativo-simbolica e sperimentazioni sulla percezione della luce. La scelta di Sandro Chia, già al Padiglione di Luca Beatrice, segnala un indizio di continuità con la Biennale 2009. Segnalato da Giorgetto Giugiaro, Ezio Gribaudo, a quarantacinque anni dal Premio per la Grafica alla Biennale del 1966, presenterà un'opera che concilierà il suo recente lavoro sulla memoria con le lunghe sperimentazioni degli anni Sessanta riguardanti i valori simbolici di lettere e segni e l'evanescenza del colore bianco. L'opera di Leonardo Cremonini, scomparso nel 2010 e segnalato a questo Padiglione da Marc Fumaroli, sarà un'opportunità per riconsiderare un importante artista che sviluppò una pittura originale, in bilico tra resa della sensazione e slancio irrazionale e immaginifico. Piero Guccione, per il quale Sgarbi ha curato una monografia per Skira nel 2008, è pittore di contemplazione, che gioca, nelle sue creazioni paesaggistiche, con straniamenti percettivi, anomalie dei punti di vista e contrapposizioni tra fluidità e intensità cromatiche. È notizia recente, invece, che potremo osservare l'astrattismo di Carla Accardi: è stato, infatti, stilato un nuovo elenco di artisti. Da un'altra lista, il Fondo Sgarbi, il curatore si riserverà di invitare ancora altre personalità del mondo dell'arte.


Ivan Fassio

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