A. Valla, Palinsesto n.3, courtesy Studio Fornaresio |
In permanenza tra le opere grafiche
dello Studio Fornaresio, Palinsesto di Anna Valla ci suggerisce
alcune considerazioni su serialità e libertà di scrittura
I segni nascono spontaneamente e si
strutturano in ossessive fasce orizzontali. Il linguaggio abbandona
un anonimo silenzio, necessariamente. La sua violenza rappresenta
l'urgenza della comunicazione, una particolare sensualità
dell'espressione scritta. Tanta autenticità è, allo stesso tempo,
mediata da una regola inflessibile. L'aggressività dei segni è
obbligata ed incasellata in strutture costringenti, in flussi che
sembrano compressi dall'azione di campi magnetici.
Iterazione e serialità ordinano un
piano di sviluppo che mantiene viva la carica pulsionale e rafforza
la suggestione dei colori e del tratto. Già Albino Galvano
nel 1981 notava come nell'opera di Anna Valla convivessero
queste due tensioni: libertà espressiva e rigida scansione modulare.
Comunicando attraverso un ritmo di tracce ripetute, l'utilizzo di un
cromatismo corposo e ricco resta confinato al di là della percezione
di una estrema libertà di scrittura. Enrico Crispolti,
negli stessi anni, insisteva
sulla ripetibilità di differenze. Una tale riflessione
sull'impossibilità di un'esposizione unita nell'identicità
dell'alfabeto fa in modo che si possano percepire gli impatti vitali
e dinamici del segno. Scavalcando idealmente l'analisi della
struttura essenziale, l'apparato emotivo emerge dalla variabilità
delle partiture.
Esempio
di una pratica artistica “oltre il concettuale”, avvicinabile ad
alcune prove di Giorgio Griffa e Marco Gastini, l'opera di Anna Valla
tenta la creazione di una sintesi della percezione e dell'atto
espressivo, un concentrato di imitazioni dei sensi. L'intento è
l'approdo ad un potenziamento dell'immagine nella sua primaria e
fondante capacità di veicolare l'essenza del sensibile.
Ivan
Fassio
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