Una
Ballata in Tre Strofe per Rossana Campo
La
bellezza dell’età di giovinezza è un po' una primavera: il vento
forte rovescia il verde delle foglie. Dando il dorso, queste rivelano
dell’albero un lato misterioso: che pare bianco di paura...
Questo percepivo nell'infanzia e, più avanti, nell'adolescenza:
allora, era dura introversione, quando vivevo in piena campagna,
nell'inquieta incoscienza di ragazzo...
Due settimane fa, al
Caffè degli Artisti di Torino, mi s'avvicina una bambina di tre
anni. Mi dice del suo sogno di strozzare il fratellino e farlo a
pezzi. Mi parla della morte: si prenderà cura del cadavere
condendolo col vino, un po' di zucchero, le violette del pensiero,
per infornarlo, infine, a mo' di sepoltura. La cottura durerà il
tempo d'un funerale, d'una processione. Il piatto, presentato in
tavola tutto bruciacchiato, farà ridere! Dell'amore la bimba non
racconta. Se, incuriosito, chiedo spiegazioni, fa una smorfia e si
pulisce la bocca, si stizzisce. Bleah, che schifo!
I corpi, a
quell'età, sembrano fatti per essere indagati, con quel misto
d'interesse e repulsione: l'erotismo. I peli ed i capelli, perché li
possediamo? Se ci sono già gli ombrelli e i pantaloni, sarebbe ora
d'emanciparsi e farne a meno. A che cosa serve un mignolo? Quale
mistero s'annida negli organi che abbiamo?
Io vago con la
mente: “Da ragazzo amavo l'arte e la scrittura, ma non subivo
ambienti soffocanti intorno a me: sapevo respirare, raccontare,
colorare! A Torino non so stare, vorrei un evento nuovo, innocente,
un'esposizione personale!”...
e penso ad una mostra di dipinti creati dai bambini, intitolata
“Corpi crudi, corpi cotti”, da presentare in galleria, sul valore
delle pance e delle braccia, sulle case e l'abitare, sui fiori senza
nome, sulle rose e sulle viole: le più riconoscibili e facili da
ricordare.
Per coincidenza, il
giorno dopo, Emanuela mi invia un testo su Rossana Campo. Mi ricordo,
rileggendolo, che per scrivere e inventare c'è ancora chi utilizza
le emozioni. C'è ancora chi si avvale di grammatiche istintive,
ricavate dalla propria biologica esperienza, nativa e personale,
per indicare con stupore la zona sottostante alla superficialità
dell'ordinario, per immergersi nel flusso della civiltà
contemporanea e ripescare dal fondale la libertà dell'uomo puro.
Rossana Campo non disegna come una bambina, ricorre all'immaginario
sorgivo dell'infanzia – che in sé tutto contiene: la nascita e la
morte, gli incontri ed i rapporti, il timore e la speranza – per
filtrare nei colori la forza di una semplice domanda: il perché
dell'esistenza. Allora, prima di iniziare uno scritto su queste opere
empatiche e perturbanti, ironiche e sincere, ho deciso che andrò a
Genova, in una sera d'aprile, per osservarle alla Galleria Pinta, con
la scusa dell'arte e del vento di primavera...
Ivan Fassio