Riccarda Montenero, dalla serie La Voie des Sans-Papier |
a Riccarda Montenero
Di contraffazione i dirupi plasmavano
cartacee ondate,
Mentre putridi impasti carnali
asciugavano al nero calore
Del vento disciolto nel sole –
all'ora di ieri – rimescolato.
Senza fiato, né lineamenti, si
componeva la donna ferita
Nel semplice luogo da bende sorretto:
l'indicazione di un dove.
Un alito esterno, sofferto e staccato,
manteneva la vita.
Da altre terre spirava quel canto, che
più non s'udiva,
Da umide sponde gemeva, forzata, la
frazione riproduttiva.
Qui, soltanto, la copia recitava
dell'uguale l'identica parte.
L'uomo animale attraccato, stordito e
spossato,
Attendeva la falsa speranza
dell'allevamento.
Martelli in disuso esplodevano
l'ustione dei sensi
Sulla spiaggia arroccata che non
esisteva:
L'olfatto tagliava la lingua alla
vista.
Dall'orecchio di forbice
dell'abrasione,
I polpastrelli stringevano suoni
intonati alle palpebre.
Dolore! Accordare e scordare: quel
tanto d'oblio ritornava – sei volte –
Con gli occhi alla mente. Povero umano,
taciuto nel sacco!
Accasciata, la negra sirena esibiva un
foglio di via,
E la valigia, gettata dal porto,
scivolava in crepe inaudite:
Di cornucopie meridionali le reti
pescavano spurghi.
Si fece una notte, arredata con garbo,
per l'elettrica luce:
Da un golfo, ridotta allo spasmo, bollì
la risposta, ignorata,
All'enigma segnato da trinità: mai
sette furono i giorni!
Scivolò dal sipario il palco
allestito, l'uncino di ferro s'arrugginì...
E al silenzio di tomba l'effigie
sinuosa ristette, tra sbarre ossidate, a tacere.
Ivan Fassio
Riccarda Montenero, dalla serie "La Voie des Sans-Papiers" |